Intervista : Una coscienza sempre viva

In JR Ueno Eki Koenguchi (Stazione di Ueno, uscita parco. Inedito in Italia) perché ha deciso di scrivere sui senzatetto?
Y. M.: Ho cominciato a scrivere romanzi a 18 anni, oggi ne ho 48. Sono trent’anni. Nelle interviste rilasciate nel corso di tutto questo tempo, una delle domande più frequenti è stata: “Per chi scrive?”. Invariabilmente, ho risposto: “Scrivo per le persone che non hanno nessun posto dove andare”. Continuo a farlo perché i miei sentimenti, nel tempo, non sono cambiati. Questo mi porta a chiedermi perché ho cominciato a scrivere, tout court. L’ho fatto perché io stessa non avevo nessun posto dove andare in questo mondo, né a casa, né a scuola. Mi sono messa a scrivere per creare un altro mondo. Voglio dunque continuare a scrivere su quelli che non hanno nulla, che siano i senzatetto o coloro che hanno perso la casa a causa della catastrofe nucleare. Il mio animo non è sereno se non scrivo la storia di questa gente.

Il suo ultimo libro, Neko no Ouchi [La Casa dei gatti, inedito in Italia] si basa sulla sua esperienza dopo il trasferimento a Minami Soma?
Y. M.: Sì. Per riassumere in breve, penso esista sempre nella vita un cammino per fuggire dalla disperazione. Da quando sto a Minami Soma, ho notato con quale diligenza la gente di qui conduce la propria esistenza. C’è una piccola via piena di negozi vicino a casa mia. Ogni negozio, che sia quello di scarpe, di vestiti, la macelleria, il fiorista o la pescheria, è gestito dai membri di una stessa famiglia. Osservandoli, potrete notare che nessuno di essi si arricchisce davvero. Questo non impedisce loro di essere diligenti e disciplinati nel modo di lavorare. Ad esempio, se vi recate dal calzolaio per far riparare un tacco, lui non si accontenterà di aggiustarlo alla bell’e meglio. Realizzerà un lavoro di qualità. Un giorno ho chiesto a un sarto di trasformare uno dei miei kimono in abito da sera. La fattura presentava una cifra modesta, non certo adeguata all’enorme lavoro richiesto. Idem per il pescivendolo. Altrove, i sashimi sono in genere pre-tagliati e pre-confezionati per la vendita. A Minami Soma, i clienti fanno la coda fuori dalle pescherie con il loro piatto in mano. Chiedono del tonno o del bonito e il pescivendolo taglia e sistema sul piatto, sotto il loro sguardo attento. Il tutto per un prezzo economico. Un giorno nel corso della mia trasmissione in radio ho intervistato un pescivendolo. Gi ho chiesto se non fosse troppo pesante tutto questo lavoro. Mi ha risposto di no, aggiungendo che i suoi clienti apprezzavano la differenza. È così che vive la gente di qui. Tutto si svolge all’interno di una comunità dove ognuno si prodiga in sforzi.
Mi innervosisce vedere come questa gente, che vive ai margini del nostro cinismo economico, sia danneggiata così duramente dagli effetti nefasti di una centrale nucleare, simbolo e incarnazione di quel cinismo e di quel sistema economico. Nello stesso tempo, sono stata molto colpita nel vederli condurre la loro esistenza in modo umile, malgrado le difficoltà e il cordoglio per la perdita dei cari. È la ragione per cui ho scelto di descrivere in maniera sincera le scene di vita quotidiana che appaiono nel romanzo.

Più di cinque anni dopo la tragedia del 2011, qual è la situazione attuale?
Y. M.: Direi che questa gente è stata dimenticata. Immediatamente dopo la catastrofe, i media sono arrivati numerosi nella regione, alla ricerca di immagini forti. I giornalisti chiedevano alle persone scampate se sarebbero state d’accordo a lasciar fotografare la propria casa. Se qualcuno rispondeva che la propria casa era stata risparmiata dallo tsunami, i reporter non nascondevano la delusione!
Una tragedia simile, malgrado il dolore per le persone colpite, non rappresenta che un prodotto commerciale per i media. Chi lavora in tv o nella stampa non finisce più di dire che i reportage sui terremoti non hanno più audience e i libri su questi temi non vendono.
A Tokyo, oggi, gli sguardi sono rivolti ai prossimi Giochi Olimpici, tutti sembrano pensare solo a questo. I numerosi progetti di ricostruzione hanno così visto ridurre i finanziamenti e subiscono ritardi a causa dell’innalzamento dei prezzi dei materiali edili per via dell’appuntamento olimpico. A causa di tutto questo, molte vittime della catastrofe vivono ancora in alloggi di fortuna. Nella mia trasmissione, una persona ha espresso questo commento amaro, dopo aver sentito che Tokyo era stata scelta per i Giochi: “Per la gente della capitale, Tokyo è un elefante e Minami Soma una minuscola formica. Non gliene importa nulla di noi, se sarà necessario, ci schiacceranno”. È chiaro che gli eventi tragici del 2011 sono già stati dimenticati nella capitale e le popolazioni locali sono ferite da questo oblio.