Storia : Un argomento delicato

Fu tuttavia il lavoro ostinato di Nakazawa Keiji a rivelare al grande pubblico le orribili verità sulla distruzione di Hiroshima. Lui stesso sopravvissuto alla bomba A, fu vittima di continue discriminazioni da parte di chi era convinto – cosa diffusa all’epoca – che gli hibakusha fossero portatori di malattie contagiose. Come raccontò in un’intervista nel 2007, “dovevamo tacere il fatto di essere stati esposti alle radiazioni. Sono spesso venuto a conoscenza di storie tremende, come quella della figlia di un vicino che si suicidò a causa delle discriminazioni. Anche se se ne aveva l’intenzione, non se ne poteva parlare (…) Lamentarsi non era permesso”.

Il lungometraggio In questo angolo di mondo è tratto da un manga di Kono Fumiyo. / © Kôno Fumiyo/Futabasha/In this corner of the World Movie Partners

Quando sua madre morì, si lanciò, animato dalla collera, nella realizzazione del manga Kuroi ame ni utarete (Colpito da una pioggia nera, 1968). “Speravo che gli adolescenti lo leggessero”, dichiarò in seguito “Se lo avessero fatto, avrebbero capito.” Ma diverse riviste si rifiutarono di pubblicare il suo lavoro, giudicandolo troppo esplicito e traumatizzante. Alla fine, il fumetto fu presentato nel 1968 nel Manga Punch, una pubblicazione in realtà specializzata in manga erotici.
Mentre Kuroi ame ni utarete era un’opera di finzione, Nakazawa racconta le proprie reali esperienze con Ore wa mita (Io l’ho visto), la cui storia è stata in seguito sviluppata nella sua opera maggiore: Gen di Hiroshima (pubblicato in Italia da Hikari), apparso tra il 1973 e il ’74 sotto forma di serie a puntate nel magazine Shonen Jump, la cui tiratura all’epoca raggiungeva i due milioni di copie. Dopo tutti questi anni, la storia di Gen, un bambino di nove anni che perde il padre, i fratelli e le sorelle il 6 agosto e deve battersi a fianco della madre e dell’unico fratello scampato alla strage per sopravvivere nella landa contaminata dall’esplosione, contro la fame e le discriminazioni, ha ancora il potere di traumatizzare i lettori con immagini choc di cadaveri e di miseria umana rappresentata in maniera più che realistica.
Questo stile valse numerose critiche all’autore, tanto che alla fine Shonen Jump abbandonò la pubblicazione della serie. Ma il manga continuò ad essere pubblicato dal 1975 fino alla sua conclusione nel 1985 grazie a tre mensili di sinistra che offrirono a Nakazawa l’accesso a un pubblico di lettori più adulto e più colto. Nonostante questo, egli dovette attenuare leggermente il tono della narrazione. “Rileggendo il mio lavoro, fui preso dal disgusto”, raccontò più tardi. “Era così doloroso, non potevo più sopportarlo”.
Gen di Hiroshima è diventata la bibbia del movimento contro le armi nucleari. La serie di dieci volumi si trova nella maggior parte delle biblioteche pubbliche (comprese quelle scolastiche), ha ispirato tre film (usciti rispettivamente nel 1976, 1977 e 1980), una serie televisiva e due cartoni animati (nel 1983 e nel 1986), contribuendo così a diffondere il messaggio pacifista del suo autore.
In Giappone, i manga e i film d’animazione storici sono così importanti nella cultura nazionale, da avere la capacità di trasmettere la conoscenza della storia nei lettori in maniera molto più efficace e incisiva rispetto a qualunque saggio o manuale sul tema. Tuttavia, se personaggi come Nakazawa Keiji, col loro lavoro meticoloso, possono rivendicare il diritto di raccontare queste vicende in quanto testimoni diretti, la situazione è diversa e più problematica quando l’artista non è un sopravvissuto. Fra questi c’è Kono Fumiyo. Nata a Hiroshima nel 1968, la mangaka è particolarmente celebre per i suoi fumetti in cui i protagonisti vivono nella città o nei suoi dintorni, prima e dopo il bombardamento atomico. Le sue opere Hiroshima, nel paese dei fiori di ciliegio e In questo angolo del mondo hanno riscosso un grande successo: della prima opera è stato tratto un film, e della seconda un cartone animato.
L’autrice ha ammesso di aver provato a lungo dei sentimenti contraddittori riguardo ai propri progetti e di essersi interrogata sulla maniera di interpretare questa tragedia senza precedenti: si poteva raccontare la storia pur non essendo un hibakusha? Di conseguenza, i suoi racconti sono fedeli ai fatti storici ma allo stesso tempo si tengono a debita distanza dalla tragedia stessa. In Hiroshima, nel paese dei fiori di ciliegio, ad esempio, solo tre immagini, nelle novantotto pagine del manga, rappresentano le conseguenze immediate del bombardamento.
Nel corso degli anni, i creatori di film d’animazione hanno affrontato l’argomento Hiroshima sotto angoli diversi, mescolando spesso i fatti e la finzione e creando nel tempo una sorta di memoria collettiva basata sulla trasmissione intergenerazionale della storia. Il cortometraggio Natsufuku no shojotachi (Le ragazze in tenuta estiva), ad esempio, racconta la storia vera di 220 allieve del primo anno di una scuola femminile, che non vennero evacuate mentre si trovavano nel centro della città e morirono così durante il bombardamento. Di loro ci restano i diari personali, nei quali avevano confidato le loro speranze e i loro sogni per il futuro.
Un altro cortometraggio, Tsuru ni notte – Tomoko no Boken (Sulle ali di una gru, Le avventure di Tomoko), si svolge ai giorni nostri e racconta la storia di Tomoko, una studentessa che si reca al Museo e Memoriale della Pace di Hiroshima. Quando si trova di fronte al bel Monumento per la Pace dei Bambini, la statua si trasforma improvvisamente in una bimba, che racconta a Tomoko la sua storia tragica: la bomba atomica e gli effetti delle radiazioni.
Più di recente Juno (Doctor Junod, 2010) ricorre al viaggio nel tempo per ritracciare le gesta del medico svizzero Junod, il primo straniero a raggiungere Hiroshima dopo la sua distruzione. Il dottor Junod portò con sé 15 tonnellate di medicinali e di materiale, prodigando cure ai sopravvissuti.
Altre opere di fiction, diventate popolari, si sono focalizzate sulla storia giapponese recente e sull’eredità storica della bomba atomica. Il titolo di maggiore spicco è Akira, di Otomo Katsuhiro (pubblicato in Italia da Panini Comics), la cui vicenda comincia il 6 dicembre 1982, quando un’apparente esplosione nucleare distrugge Tokyo e annuncia l’inizio della Terza Guerra Mondiale.
I bombardamenti atomici del 1945 rimangono una ferita aperta nella coscienza e nell’identità del popolo giapponese. La lotta estetica ed etica portata avanti da generazioni di artisti per appropriarsi di questo tema si inserisce nel faticoso processo di superamento di questo trauma nazionale.

Jean Derome