Storia : C’era una volta Federico Il Grande

“Con alcuni amici, avevo cominciato a tradurre manga per farli conoscere al resto del mondo”, ricorda. “Cercavamo gli artisti per chiedere il permesso di tradurre le loro opere. Fra questi c’era Tezuka. Era molto gentile, voleva sapere perché fossimo interessati ai manga.
Consegnammo a Tezuka Productions i primi cinque volumi di Phenix, l’uccello d fuoco, che avevamo tradotto. Li conservarono per venticinque anni fino a che Vix Media li pubblicò, finalmente, nel 2002. Fu la mia prima traduzione di manga. Lavorammo anche sulla serie Senjo di Leiji Matsumoto, ma, sfortunatamente, non fu mai pubblicata, fatta eccezione per un estratto su Manga! Manga!”.
Il manga era diventato dunque un autentico fenomeno. In Giappone, l’apice venne raggiunto nel1996, quando circa il 40%di tutte le pubblicazioni nazionali erano manga. Per fare un paragone, negli Stati Uniti i fumetti non hanno mai rappresentato più del 5% del mercato.
“Oggi la situazione è diversa”, constata Schodt. “Si vedono poche persone leggere manga in treno. Il mercato si riduce, soprattutto per quanto riguarda le riviste di pre-pubblicazione. Questo non vuol dire che spariranno, ma si può osservare il fenomeno prendendone le distanze e comparare, ad esempio, il manga con le stampe: dopo l’apice del successo, il prodotto si trasforma in qualcosa di differente.”
Secondo Schodt, il lavoro di traduttore di manga è drasticamente cambiato dal 1977, quando si è lanciato nella professione. “In maniera generale, posso dire che il lavoro di traduttore si è progressivamente degradato. I livelli di retribuzione sono scesi, così come la qualità del lavoro. Ormai, su internet si trovano persone che traducono manga gratis. È un fenomeno controverso, sono combattuto al riguardo. Può essere una buona cosa perché contribuisce a rendere popolari i manga all’estero, ma al contempo è un problema per le imprese. Abbiamo a che fare con qualcosa di non autorizzato, illegale, e gli artisti non ne ricevono alcun beneficio. Suppongo che un fattore importante risieda nel fatto che il pubblico è composto prevalentemente da giovani senza troppi mezzi. Sono pronti ad accettare una qualità inferiore se questo permette loro di leggere o guardare ciò che desiderano.
Nello stesso tempo, questa vasta diffusione permette di fare studi di mercato. Verificando quante volte un fumetto è stato visto e scaricato, un editore può avere un’idea concreta della sua popolarità, prima di investire nella pubblicazione dell’edizione ufficiale, modulando così i mezzi di conseguenza”.
Quando evoca le 900 pagine della biografia di Tezuka, Schodt spiega che gli ci è voluto circa un anno per tradurre il libro. “Ovviamente facevo altre cose contemporaneamente, per guadagnarmi da vivere. Malgrado la popolarità di manga e anime, conosco davvero poche persone che vivono grazie alla traduzione. La maggior parte è obbligata a lavorare anche in altri settori. È stato comunque un lavoro davvero divertente, sebbene le informazioni complementari mi avessero quasi ucciso! Nella versione originale, ci sono circa quaranta pagine il cui scopo è repertoriare tutto quello che Tezuka non ha mai pubblicato (manga, anime, manifesti, calendari, ecc.). È stato tremendamente difficile. Non c’è niente di più complicato della traduzione dei titoli perché bisogna verificare e contro-verificare: è stato tradotto o no? È stato tradotto correttamente? Bisogna vagliare caso per caso ed è estenuante”, spiega. La gente gli chiede come mai non ha scritto lui stesso una biografia di Tezuka. “Il problema è che fu così prolifico che tentare di descrivere la sua vita in un solo volume si sarebbe rivelato un compito troppo arduo”, confida. “Ban ha realizzato effettivamente un lavoro favoloso. Lui era il “vice-capo assistente” di Tezuka, come si dice in Giappone. Di conseguenza non solo l’ha conosciuto, ma sa anche disegnare con lo stile di Tezuka. Ha avuto accesso a tutti gli archivi, incontrato persone che frequentavano il maestro, ecc.”.