Un laboratorio a cielo aperto

A Yubari, La collina della speranza (Yubari kibo no oka), anche se oggi è tutto tranne che attrattiva, ci ricorda che non dobbiamo mai perdere la voglia di agire per sfuggire al fatalismo. La città è “il microcosmo di ciò che sarà il Giappone nel 2050”, spiega il responsabile dell’Ospedale, consapevole della necessità di battersi per dare alla popolazione le risorse per vivere meglio. La nostalgia degli anni Shôwa, che Yubari incarna così bene, potrebbe portare una parte dei pensionati attuali – tra i più agiati del Paese – a venire qui a ritrovare un po’ di atmosferea dell’epoca. Le locandine del cinema dipinte e incollate sulle numerose facciate del centro costituiscono una delle tante curiosità locali. Si può incrociare lo sguardo di Alain Delon in Delitto in pieno sole, come quello di Atsumi Kiyoshi in Otoka wa tsurai yo (È dura essere un uomo). La settima arte resta un valore certo per la città in cui viene organizzato l’unico Festival del cinema fantastico del Giappone, cosa che permette alla città di attirare star come Quentin Tarantino. Il cineasta ha peraltro dato il nome della città ad uno dei personaggi di Kill Bill 1. Inoltre, qui si coltivano i famosi meloni di Yubari, grazie ai quali il nome della città è presente ogni anno sulle testate nazionali, essendo questi i primi meloni da record venduti all’asta. Lo scorso marzo, i primi due meloni sono stati aggiudicati per 3 milioni di yen (22.000 euro). Non tutto è perduto, ci sono buone ragioni per credere in un futuro per la città.

Yuchan, la mascotte della città, è malridotta come buona parte delle case abbandonate dopo la partenza di gran parte della popolazione. Ma Yasuda Yoko, proprietaria del Nonkiya, non perde il sorriso. / Odaira Namihei per Zoom Giappone

Odaira Namihei