Incontro : Connesso alla sua epoca

Jérémie Souteyrat per Zoom Giappone

In quegli anni diversi gruppi realizzavano film sperimentali e d’avanguardia; c’erano differenze tra gli altri gruppi e voi?
A. M. : Dal punto di vista contenutistico avevamo all’incirca la stessa visione artistica. La differenza principale stava nel fatto che negli altri gruppi ogni componente si occupava di un lavoro, poteva farsi aiutare dagli altri, ma il film apparteneva a chi lo aveva concepito. All’interno della VAN invece i film erano sempre frutto di uno sforzo collettivo, nonostante nominassimo un responsabile per ogni progetto. Ognuno partecipava al film, a prescindere dal ruolo. I nostri prodotti erano delle produzioni totalmente indipendenti e non volevamo avere nulla a che fare col sistema commerciale. Questa è la ragione per cui non abbiamo mai cercato di guadagnare grazie ai nostri film.

Ha passato molto tempo a Shinjuku in quegli anni là. Com’era il quartiere allora?
A. M. : Non era ancora molto sviluppato. Al giorno d’oggi vi sono moltissimi edifici, ma durante gli anni ’60 ce n’erano pochissimi, spesso andavamo a bere qualcosa tra l’uscita est della stazione e Golden Gai, lì c’erano diversi posti aperti. Si camminava tranquillamente in mezzo alla strada, viste le rare macchine presenti, allora il tram era ancora un mezzo di trasporto fondamentale.

Doveva essere un periodo eccitante e spaventoso allo stesso tempo, con tutte queste continue battaglie tra la polizia e gli studenti per tutto il quartiere.
A. M. : La situazione era piuttosto caotica. Reduce dall’esperienza delle prime manifestazioni anti-Anpo nel 1959-1960, temevo che questa nuova lotta sarebbe fallita come la prima, che non era servita a evitare che il primo ministro Kishi firmasse il trattato. Ho quindi cercato di partecipare, unendomi agli studenti dell’università fra le barricate, partecipando alle discussioni e parlando della mia passata esperienza. Ero un po’ scettico perché vedevo quei giovani ribelli commettere gli stessi errori che avevamo commesso anche noi. Inoltre il loro movimento si è rapidamente diviso in fazioni più piccole, più propense a scontrarsi tra di loro che con la polizia o con le istituzioni che tanto volevano riformare. In tutta onestà nutrivo rancore nei loro confronti, tanto da utilizzare parte di questa rabbia per i copioni che ho scritto per Wakamatsu.

Ci parli di Sasori-za, Teatro Scorpion: fu uno dei principali centri di attività culturali a Shinjuku.
A. M. : Sì, c’era Sasori-za (vedi p.6), ma anche il Kinokuniya Hall aveva aperto i battenti nel 1964 e si occupava di diversi tipi di teatro, compresi lo shingeki (teatro innovativo) e il buto. E’ tutt’ora situato al quarto piano della libreria Kinokuniya. E ancora, ad un livello più sperimentale, Kara Juro e la sua troupe Jokyo Gekijo (si esibivano in alcuni spettacoli di guerriglia all’interno della celebre tenda rossa che avevano montato dentro al santuario Hanazono, vicino a Kabukicho). Prima di parlare il Sasori-za, non si può non citare l’Art Theatre Guild (ATG), lanciato nel 1961 per distribuire produzioni artistiche europee in Giappone ed in seguito per realizzare opere di produttori giapponesi. Il suo cinema principale, L’Art Theatre Shinjuku Bunka, si trovava in questo quartiere. Mi ricordo che era di un colore grigio scuro e che ogni pubblicità appariscente veniva bandita. Il suo direttore Kuzui prendeva il cinema molto seriamente e il pubblico non poteva andare e venire come avrebbe fatto durante una proiezione in qualsiasi altro cinema. Nel 1967 ha fatto costruire una piccola sala sotterranea per proiettare dei film d’avanguardia, soprattutto film di 8 o 16 mm: era il Sasori-za. La prima proiezione è stata quella del mio film Galaxy (Gingakei, 1967). Possiamo dire che ha fatto da modello a tutte le sale d’arte e di prove che sono nate in seguito, in modo particolare a Shibuya. Allo stesso tempo Sasori-za si è evoluto rapidamente per accogliere altre arti sperimentali. Perfino il grande attore di buto Hijikata Tatsumi vi ha operato.

Intervista di J.D.