Finita l’epoca Miyazaki, una nuova generazione di registi comincia a farsi largo nell’universo dell’animazione.
Da mesi in Giappone non si parla d’altro. Il nome di Shinkai Makoto è ripetuto all’infinito sui titoli dei giornali e focalizza l’attenzione delle reti televisive. Il regista di Your Name si è imposto nell’universo quotidiano di milioni di giapponesi nel giro di qualche settimana appena, mentre fino a poco tempo fa la sua fama era circoscritta al mondo degli appassionati di anime. Questi ultimi sapevano, dopo aver visto La torre aldilà delle nuvole (Kumo no muko, yakusoku no basho, 2004), Cinque centimetri al secondo (Byosoku 5 senchimetoru, 2007) o ancora il sublime The Garden of Words (Kotonoha no niwa, 2013) che Shinkai Makoto sarebbe diventato un grande, un grandissimo, e aveva la stoffa di un Miyazaki Hayao.
Mentre il co-fondatore dello Studio Ghibli, del quale si celebrano quest’anno i trent’anni di esistenza, sembrava aver definitivamente voltato la pagina dell’animazione per ritirarsi a vita privata, molti fan aspettavano di sapere chi avrebbe potuto portare ancora una volta in alto la bandiera dell’animazione made in Japan. Hosoda Mamoru, che stava per raggiungere lo Studio Ghibli, è stato il favorito per molto tempo, fino a che Shinkai Makoto è venuto a sconvolgere il tutto grazie a Your Name e al suo corollario di entusiasmo e complimenti da parte del pubblico e della critica. Basta osservare le cifre del box-office per convincersi del fenomeno. Dopo quattordici settimane consecutive in sala, il film occupa costantemente il vertice delle classifiche con incassi record pari a più di 19,4 miliardi di yen, e più di quindici milioni di spettatori. Ci sono volute appena quattro settimane per superare i dieci miliardi di incassi. Fra i registi di anime, solo Miyazaki Hayao prima di lui era stato capace di battere un tale record.
Da lì a presentare Shinkai Makoto come il nuovo Miyakazi c’è solo un passo, e in molti non hanno esitato a compierlo. Tuttavia, aldilà dell’entusiasmo e del successo economico ottenuti da Your Name, è un po’ azzardato mettere in parallelo i due registi, i cui approcci sono profondamente diversi. Anche se Shinkai non nasconde la sua ammirazione per il regista di Laputa, il castello dei cieli (Tenku no shiro Rapyuta, 1986), egli ha tenuto a precisare in diverse occasioni che non ha mai cercato di imitare il suo illustre predecessore. Tanto meglio. Mentre Miyazaki si pone spesso nelle vesti dell’osservatore critico – a tendenza paternalista – della società giapponese, l’autore di Your Name si accontenta di trasmettere le emozioni dei suoi protagonisti, creando così una formidabile vicinanza col pubblico che non può che essere conquistato dalla sua visione.
Ciò non gli impedisce di interessarsi al Giappone di oggi e di descriverlo così com’è. Da un lato l’immensa megalopoli rappresentata da Tokyo, capace di attirare su di sé tutte le attenzioni, e dall’altro la provincia giapponese con le sue cittadine dove non succede mai niente. La descrizione di Itomori – la piccola città immaginata da Shinkai -formulata dai suoi giovani eroi, è caratteristica e molto divertente. Il regista non dimentica inoltre di descrivere il Giappone come un paese sottomesso ai capricci della natura. Qui non si parla di un terremoto, ma di un meteorite. Come succede nella realtà, Shinkai mostra nelle sue opere la capacità dei giapponesi di non arrendersi di fronte a queste tragedie.
Lo fa con grande delicatezza e con un incredibile talento. L’entusiasmo suscitato da Your Name presso il pubblico giapponese si spiega poi grazie alla cura con cui sono stati realizzati i paesaggi. Sappiamo a che punto i giapponesi siano attaccati al loro ambiente e quanto possano essere traumatizzati quando questo sparisce o viene sconvolto dalla furia degli elementi. In questo senso, Your Name si impone come una delle prime grandi opere post-marzo 2011 e non è strano che gli spettatori nipponici non abbiano resistito alla forza d’attrazione del film. Questo perché dietro alla semplice storia di un incontro tra un ragazzo e una ragazza – cosa c’è di più banale? – Shinkai ha saputo costruire un capolavoro di una ricchezza stupefacente. Di che rendere geloso persino Miyazaki, che ha annunciato d’altra parte il suo probabile ritorno alla regia…
Odaira Namihei