Testimonianza : La vita reale


È grazie alla passione degli studenti universitari se Saitô Nazuna ha ricominciato disegnare manga. “Quando ho cominciato ero talmente presa dall’insegnamento, oltre che dai miei genitori anziani di cui mi occupavo e di mio marito malato, che non avevo il tempo di pensare ai manga ma ero immersa in un ambiente super stimolante e giovane, ero circondata da persone motivate e talentuose che mi hanno contagiata oltreché ispirata”. Da questa fantastica sinergia è nato il progetto Toraware no hito (La prigioniera), una storia ispirata agli ultimi momenti di vita di una donna anziana raccontati attraverso i ricordi dei suoi figli e varie allucinazioni. “La storia è stata pubblicata nel 2012, dopo che un critico di manga l’aveva letta e mi ha messa in contatto con il giornale Ax, dicendomi che la vecchiaia era un soggetto interessante e poco frequentato. I loro suggerimenti mi hanno incoraggiata a lavorare ancora sull’argomento e nel 2015 ho pubblicato Bocchi-shi-no-yakata (Il palazzo della morte solitaria), ispirato direttamente dalle osservazioni giornaliere degli anziani del mio quartiere.” Questi due manga sono stati riuniti in un unico volume a cui sono state aggiunte delle riedizioni di racconti degli anni ’90, e questa opera le ha valso due premi, di cui uno al Japan Media Arts Festival. Shôgakukan le ha poi chiesto di riadattare Bocchi-shi-no-yakata per farne una serie. “Ho realizzato due episodi, ma ho avuto un ictus e mi sono dovuta fermare, per fortuna ho potuto ricominciare a disegnare anche se con fatica e tempi più lenti.”

A 72 anni la mangaka ha vinto due premi importanti per la sua opera consacrata alla vita anestetizzata e tranquilla degli anziani nella periferia di Tôkyô. / Eric Rechsteiner per Zoom Giappone


La stazione di Tama-Center è il centro della città nuova di Tama, una delle più vecchie e grandi “città nuove” del Giappone, con una popolazione di 200.000 abitanti. Le “città nuove” sono delle comunità, pianificate durante il boom economico degli anni ’60, attorno ai maggiori centri urbani per far fronte al massiccio flusso dei lavoratori arrivati dalle province. Ciascuno dei quarantasei comuni costruiti dopo la legge del 1963 sugli alloggi e lo sviluppo urbano era una città di periferia autonoma dotata di proprie strade, parchi, scuole, ospedali e negozi. Saitô Nazuna vive lì da quarant’anni e l’universo dei danchi era stato il soggetto della sua serie del 1994, Meiro no nai machi (La città senza labirinto). “La particolarità della progettazione urbanistica di questo gruppo di cittadelle artificiali consiste nell’essere prive di strade dritte, è impossibile perdersi. Eppure le persone che ci vivono sono sovente perse emotivamente, sono persone che si portano dietro ferite psicologiche significative. Tutti cercano un po’ di sollievo e piccoli momenti di felicità, le giornate qui passano in un clima un pò anestetizzato fino a quando un problema o un disagio viene fuori lasciando le persone sgomente, incapaci di reagire”. La maggior parte di queste città sono costruite in collina, considerata come luogo ideale secondo la concezione che andava di moda allora, ma ora per gli anziani con difficoltà motorie che le abitano sono un problema. “Su, è un toccasana per le gambe, ci dicono, mantengono giovani queste salite!” sorride la mangaka come battuta. Il quartiere dove viveva prima era composto da edifici di cinque piani senza ascensore, per questo quando il marito si è ammalato si sono trasferiti in un danchi vicino con ascensore, dove lei vive tutt’ora. La città descritta in Meiro no nai machi è il luogo dove abitava prima con il marito: “Sia il luogo che io stessa eravamo molto più giovani all’epoca, ho scritto sulle coppie che con noi vivevano lì, ma ora niente più storie d’amore ma solo persone anziane che attendono la morte”. Il luogo è bello, pieno di verde, di alberi rigogliosi e fiori curati, pieno di tranquillità, troppa forse. In tutto il tempo in cui siamo stati lì non abbiamo visto nessuno, abbiamo avuto l’impressione di un luogo abbandonato ma ben intrattenuto…”Non preoccuparti, le persone vivono davvero qui”, mi dice con tono scherzoso Saitô Nazuna, “questo luogo e i suoi abitanti sono diventati il mio soggetto preferito: i commenti tra vicini, i problemi di salute, la gestione dei gatti randagi, la solitudine e i casi sporadici di kodokushi (il decesso di una persona sola della cui morte non ci si accorge subito). Gli anziani possono apparire noiosi ma se hai la pazienza di entrare in contatto con loro scoprirai storie affascinanti”.
Il piccolo appartamento in cui vive Saitô Nazuna è al settimo piano e dal balcone si possono ammirare le due foreste: la prima di alberi e la seconda di edifici. In casa ha ricavato un angolo dove crea i suoi manga e ci spiega: “Una volta potevo disegnare tutto il giorno, ora non è più così, ho ritrovato l’ispirazione persa per anni ma il rispetto dei temi di consegna non è adatto a me, disegno solo quando il corpo me lo permette e quando ne ho la voglia”. Ricordiamo insieme le recenti cerimonie di consegna dei premi alle quali è stata invita e premiata e lei mi fa notare come oramai si senta lontana dal mondo contemporaneo dei manga: “Quando ero giovane leggevo i giornali di manga tipo Garo e COM, oggi mi accade molto di rado. All’università i mie colleghi parlano sempre di nuovi artisti e titoli, a me non interessa molto invece e ancora oggi, dopo anni, mi sembra strano presentarmi come una magaka, anche se sono davvero molto fiera del mio lavoro.”
G. S.