Shin somurie Shun no Wain (Il vino del nuovo sommelier Shun) racconta invece la storia di Kitamura Shun, sommelier d’eccezione che ha consacrato l’intera vita all’arte del buon vino e accetta la proposta di un amico di lunga data, incontrato casualmente, di lavorare in un nuovo ristorante. Questa sfida si trasforma in un processo di continua crescita e maturazione per questo genio del vino. Il manga è stato poi adattato alla televisione, con in primo piano Inagaki Gorô, allora membro del popolare idol group SMAP.
Jô Akira et Hori Ken’ichi hanno anch’essi esplorato l’universo dei sommelier, che conta una presenza femminile in continua crescita, con il loro Ra Somuriêru (La sommelier). Protagonista è una ragazza che, rimasta orfana, si iscrive in un’università francese per studiare la scienza della distillazione. Una volta ottenuto il suo diploma torna in Giappone, dove inizia a lavorare per il ristorante L’Espoir come apprendista ed benché accompagnata dal suo responsabile per tutto l’apprendistato, non riesce a ben relazionarsi con i clienti ed è infine licenziata. Passo dopo passo però imparerà a comunicare con gli altri, facendo fruttare le sue conoscenze sul vino. Come altre opere, questo manga contiene numerose spiegazioni sulla cultura e la storia del vino ed è quindi particolarmente adatto agli interessati poco esperti. La coppia vincente manga-vino ha anche funzionato nel senso opposto, con alcuni produttori della regione di Katsunuma, nella prefettura di Yamanashi, che hanno creato una singolare collezione di vini ispirati al mondo dell’animazione e dei manga. La collezione comprendeva vini rossi, bianchi e rosé, ma il suo punto di forza erano le bottiglie stesse e in particolare le loro etichette, illustrate con quarantacinque personaggi tratti da serie popolari, come Gegege no Kitarô o ancora Galaxy Express 999 (Ginga Tetsudô 999). Come si poteva immaginare le bottiglie sono andate a ruba.
Letteratura
Rispetto ai manga, la letteratura ed il cinema giapponesi hanno impiegato più tempo ad usare il vino come tema centrale, anche se lo scrittore Kaikô Takeshi aveva già pubblicato negli anni ’70 il suo famoso Romanée-Conti 1935. Dopotutto il fenomeno del vino in Giappone è abbastanza recente e subisce la concorrenza, anche nel mondo dell’arte, del saké, della birra e di altri alcolici. Possiamo ad esempio citare il romanzo Van sho wo anata ni (Vino caldo per voi) di Kondô Fumie, che si svolge nel piccolo ristorante francese Pas Mal, con sette tavoli ed un bancone con spazio per massimo cinque persone. Lo chef del ristorante ha studiato in Francia ed è tanto appassionato alla cucina quanto ai piccoli misteri della vita quotidiana, che tenta di risolvere come un autentico detective. Qual è la vera identità della signora che ama la bouillabaisse? E perché la signora Miriam ha smesso di produrre il suo eccellente vino caldo? L’intero libro alterna ed unisce descrizioni di piatti meravigliosi a enigmi veri e propri. Murakami Ryû, uno dei nomi più noti della letteratura giapponese, ha pubblicato nel 1998 una collezione di racconti sotto il titolo Wain ippai dake no shinjitsu (inedito in Italia e non tradotto) che ruota attorno al vino. Ogni storia comprende un vino diverso: La-Tâche, un Bourgogne, presta il suo complesso aroma ad una storia dove la confusione regna sovrana. Un Château Margaux riporta invece un po’ di conforto in una notte passata ad attendere invano un rapporto.
Cinema
Quando i giapponesi hanno tentato di fare un film sul vino, si sono prima rivolti a quanto era già stato prodotto all’estero e nel 2009 è uscito il remake di Sideways, cinque anni dopo il successo dell’originale americano. Nel 2014 Mishima Yukiko ha scelto lo Hokkaidô per girare il suo terzo lungometraggio, Budô no namida (A Drop Of The Grapevine), un film che racconta di due fratelli isolati che producono vino e pane a partire dal grano e dall’uva che coltivano autonomamente. Il fratello maggiore Ao è in particolare un uomo ostinato e chiuso in se stesso, che sorride e parla molto raramente. Un giorno la loro routine monastica è però messa in discussione dall’arrivo di una viaggiatrice. Quest’ultima scombussola il loro intero stile di vita, presentando ai due fratelli un nuovo modo di vedere la vita e la felicità, facendo capire loro che gli uomini, come i grappoli d’uva, non possono prosperare nella solitudine.
Uno degli ultimi film a mettere in scena il vino, uscito nel 2018, s’intitola Usuke Boys e ha vinto il premio dell’interpretazione al festival del film di Madrid. Il lungometraggio è ispirato dal libro di Kawai Kaori, che ha ottenuto il Shogakukan Nonfiction Award 2009, e racconta la storia di un gruppo di appassionati del vino e del loro rapporto con con una vera e propria leggenda, Asai Usuke, un viticoltore considerato il padre del vino giapponese contemporaneo (vedi pp. 6-9). I giovani sono dapprima convinti che il vino giapponese non raggiungerà mai il livello delle grandi referenze europee, ma cambieranno idea quando assaggeranno il Merlot Kikyôgahara prodotto da Asai. Questo incontro straordinario muta per sempre la loro vita: lasciano il loro lavoro e cominciano a darsi alla viticoltura, con la missione di produrre un buon vino giapponese applicando gli insegnamenti del maestro.
Non vi resta che trovare queste opere e gustarle in compagnia di una buona bottiglia.
G. S.