Originario di Hiroshima, Maeda Keisuke difende l’idea di un’architettura in armonia col paesaggio.
Lo UID (acronimo che sta per Universal Innovative Design) è stato fondato dall’architetto Maeda Keisuke dodici anni fa. Il suo primo progetto – una casa privata – ha ottenuto il premio Good Design Award assegnato dal governo. Da allora, egli non ha ricevuto altro che consensi per il suo approccio all’architettura, contemporaneo e al tempo stesso fedele alle radici tradizionali e in armonia con il paesaggio. “In Occidente, si è soliti proteggere lo spazio abitativo con muri e pavimenti mentre l’architettura giapponese cerca una connessione con la natura circostante” spiega Maeda. Come numerosi altri architetti giapponesi contemporanei, immagina forme geometriche che si integrino perfettamente con l’ambiente, creando così degli spazi dalla bellezza poetica, dove le persone possano interagire con la natura.
Per ciascuno dei suoi progetti, Maeda intraprende un minuzioso studio topologico. Si interessa anche alla flora e alla fauna al fine di creare una relazione naturale tra l’edificio e l’ambiente. Questo legame è definito dalla coesistenza dei due elementi. “Invece di creare una connessione aprendo banalmente una finestra, cerco di inventare una struttura che possa costituire un elemento del paesaggio, dell’ambiente nel suo insieme” spiega. L’interno non sarà così uno spazio che le pareti isolano dall’esterno, bensì una vera e propria estensione dell’ambiente, uno spazio vitale legato indissolubilmente alla terra.
Quando l’architetto si lancia in un nuovo progetto, si fida sempre del suo intuito. “Essere architetto vuol dire creare un ambiente in un determinato luogo. Non è qualcosa che si possa fare semplicemente disegnando dei progetti. Questi servono da guida, ma rimango sempre attento di fronte al carattere unico del posto e tengo puntualmente conto delle decisioni suggerite dal mio intuito nel corso dei lavori. Sono queste intuizioni a condurmi dove voglio, a permettermi di creare un ambiente confortevole. Quando parlo di “decisioni intuitive” si tratta di piccoli o grandi aggiustamenti concepiti in situ per determinare forme e dimensioni, come ho potuto fare durante la costruzione di una scuola materna. Sul posto ho immaginato diverse situazioni che avrebbero avuto luogo, ho immaginato i protagonisti di queste situazioni: i bambini, le insegnanti, le donne incinte che avrebbero avuto accesso alla struttura. Ho pensato alle mamme coi passeggini o coi figlioletti in braccio, ai genitori coi loro bambini per mano e alle baby sitter che sarebbero venute a prendere i piccoli” confida.
“Non cerco per forza di massimizzare il confort e la funzionalità del luogo. Voglio piuttosto creare un ambiente che sia in grado di offrire alle persone un sentimento di benessere in ogni momento del loro quotidiano” aggiunge Maeda.
La stretta collaborazione tra lo studio e l’impresa è una parte importante di questo processo, poiché permette all’architetto e alla sua squadra di raggiungere un elevato livello di precisione e di espressione che a sua volta è la condizione necessaria per creare quel nesso armonioso di continuità fra gli spazi interiori ed esteriori. Un esempio ammirevole di questo approccio è dato dal suo +node, una casa famigliare il cui piano superiore termina in un’estensione alta dieci metri sopra il livello del suolo e forata all’estremità, per permettere a un albero di crescere all’interno della struttura.
Molte abitazioni create da Maeda sono il risultato dell’integrazione dei due livelli, quello in cemento che costituisce la base della struttura e quello superiore, aereo, in legno, che si fonde col paesaggio e con la natura circostante. In fin dei conti la principale preoccupazione dell’architetto é quella di organizzare al meglio lo spazio per ottenere un equilibrio ottimale tra la funzionalità, l’ambiente e le relazioni umane.
Jean Derome