Nell’aprile del 2007, circa 160 residenti hanno depositato una denuncia presso il tribunale di Hiroshima per impedire al governatore della prefettura di rilasciare un primo permesso di costruzione. Questo non ha potuto evitare che le autorità locali richiedessero, un anno dopo, un’autorizzazione per cominciare i lavori. È stato necessario aspettare ottobre 2009, quando il tribunale ha pronunciato una sentenza storica, bloccando il progetto e riconoscendo agli abitanti il diritto di proteggere il loro paesaggio urbano.
Le autorità locali hanno deciso di ricorrere in appello. Per fortuna, nel giugno 2012, dopo ben tre decenni di lotta intensa, il nuovo governatore Yuzaki Hidehiko ha deciso di sotterrare definitivamente il progetto del ponte e si è impegnato a preservare la zona dell’antico porto. Una grande vittoria sul cemento, tanto rara da meritare di essere sottolineata.
“È un enorme passo avanti e una buona cosa per il futuro del Giappone, e non soltanto per Tomo-no-Ura”, ha commentato, congratulandosi, Miyazaki Hayao.
Cosa ha potuto ispirare una resistenza così tenace? In verità, Tomo dispone ben più della sua vista meravigliosa. Prima di tutto è il solo porto giapponese dell’era Edo (1603-1867) ancora attivo, con circa 80 edifici d’epoca. La sua importanza storica si spinge però più lontano. Le correnti provenienti da est e da ovest si incontrano qui. Nell’antichità, le navi aspettavano in queste acque che la marea cambiasse, e questo ha valso alla località di essere soprannominata shio no minato (il porto dove si attendono le maree). Altre navi venivano nella baia a rifugiarsi in attesa della fine della tempesta. Durante l’era Edo, Tomo ha conosciuto la prosperità grazie ai commerci con l’Asia continentale. Si dice che i suoi negozi fossero talmente frequentati da restare aperti giorno e notte, mentre gli emissari coreani e olandesi tessevano lodi sulla sua bellezza. Si dice anche che il poeta ed erudito Rai Sanyo (1780-1832) avesse lavorato sulla sua importante Nihon Gaishi (Storia del Giappone) a Tomo-no-Ura e che Sakamoto Ryoma, il famoso dirigente favorevole al rovesciamento del sistema degli shogun di Tokugawa, si sarebbe nascosto qui dopo il naufragio della sua imbarcazione, l’Irohamaru, nel 1867. Il relitto è stato ritrovato cento anni più tardi. È attualmente esposto al museo Irohamaru, situato vicino al faro Joyato.
Questo ricco patrimonio storico impregna il labirinto composto dalle sue vie strette, dai suoi vecchi templi, dai suoi vicoli spazzati dal vento, dove ogni edificio è un tesoro nazionale. Potete verificarlo osservando il legno antico delle vecchie case di mercanti. Come nella residenza Ota, un antico luogo dove veniva fabbricato e venduto l’homeishu (un vino di riso a base di sedici piante, la specialità locale). È famosa non soltanto perché i suoi primi proprietari avevano ottenuto il diritto esclusivo di produrre la bevanda, ma anche perché qui, Sanetomi Sanjo e sei nobili della corte diretti a Choshu (oggi Yamaguchi) vennero arrestati durante il sollevamento dei militari pro-imperatore, il 30 settembre 1863.