La produzione di anime non è un cammino privo di ostacoli, come dimostrano le vicissitudini del progetto Genocidal Organ.
D avvero duro lavorare nell’animazione! Mentre il settore registra un successo inedito sia in Giappone che all’estero, numerosi studios sembrano vivere momenti di grande precarietà. Non è facile inanellare i successi avendo a disposizione piccoli budget, in un contesto dove la maggior parte delle società fa fatica ad allinearsi su condizioni commerciali sempre più dure e di fronte a una concorrenza spietata. Qualcuno finisce per sparire davvero.
È ciò che è successo a Manglobe che, nel settembre scorso, ha dichiarato fallimento con perdite pari a circa 500 milioni di yen. All’epoca lo studio tokyoita lavorava su Genocidal Organ, adattamento del celebre romanzo di fantascienza di Project Itoh (in Italia si può leggere anche il suo romanzo Harmony, pubblicato dalla collana di comics Techno). Genocidal Organ faceva parte della trilogia Project Itoh. Mentre i primi due film sono usciti nei tempi stabiliti, l’uscita di quest’ultimo è stata rimandata senza scadenze precise. Alla fine dei conti è stato salvato dal nuovo studio Geno di Yamamoto Kôji. Per molti anni, Yamamoto è stato il produttore del celebre programma noitaminA su Fuji TV, prima di diventare indipendente e lanciare Twin Engine nel 2014. ZOOM Giappone l’ha incontrato durante il Festival Internazionale del Film di Tokyo, occasione in cui Genocidal Organ è stato proiettato in anteprima.
Come è diventato produttore di Genocidal Organ?
Yamamoto Koji: Tutto ha avuto inizio diversi anni fa, quando lavoravo ancora a Fuji TV. Nel corso di una riunione, avevamo deciso di acquistare i diritti del libro di Project Itoh. Tuttavia, un’altra società deteneva i diritti e così abbiamo dovuto aspettare fino alla data della loro scadenza. L’anno scorso ho sentito parlare dei problemi di Manglobe e, quando hanno dichiarato fallimento, ho deciso di intervenire.
Ho sentito dire che Geno Studio è stato creato apposta per realizzare questo progetto…
Y. K.: Esattamente. All’inizio ho cercato di destare l’interesse di altri studios per il film, ma nessuno voleva metterci mano. Pensai che riprendere tutto da capo avrebbe preso troppo tempo, ma, al tempo stesso, intervenire su un progetto cominciato a metà della produzione è molto difficile poiché si è obbligati a scegliere cosa mantenere o meno del lavoro già svolto. Nessuno era quindi interessato a portare avanti il progetto di Manglobe. Alla fine, ho creato Geno Studio. All’inizio avevamo previsto di limitarci a questo lavoro , ma abbiamo in seguito deciso di andare aldilà di Genocidal Organ, e che questo film sarebbe stata solo la prima tappa di un’avventura più vasta. Siamo infatti già all’opera su due nuove serie.
Genocidal Organ è l’ultima parte di una trilogia consacrata ai romanzi di Project Itoh – i primi due sono Harmony e The Empire of Corpses. Project Itoh (il cui vero nome è Ito Satoshi) è molto famoso in Giappone come autore di fantascienza. Perché i suoi libri destano tanto interesse?
Y. K.: L’opera di Project Itoh è puntualmente piena di sorprese. Le sue storie e la sua maniera di raccontarle sono uniche, mai prevedibili. Ama sedurre e ingannare i suoi lettori. Non ci si sente mai tranquilli, si attende con ansia cosa ci riserva il seguito. Sta qui la sua forza.
Rispetto ad altri anime di fantascienza, cosa rende Genocidal Organ così particolare?
Y. K.: L’ambientazione nella quale si svolge la maggior parte dei film di fantascienza è incredibile. Si viene proiettati lontanissimo nel futuro e, per apprezzarli, bisogna far prova di immaginazione. Genocidal Organ si svolge in un avvenire prossimo. È una storia credibile, raccontata in maniera realista. Questo permette allo spettatore di stabilire una connessione più forte con la vicenda e di concentrarsi meglio sui personaggi.
Il film è stato realizzato da Murase Shuko, conosciuto per essere il regista di diverse serie di Gundam. Ha anche contribuito al New Mobile Report Gundam Wing. Come ha lavorato su questo film?
Y. K.: Credo sinceramente che Murase sia uno dei tre migliori registi di anime del Giappone. La maggior parte di noi eccelle in un campo dell’animazione: i disegni, il lavoro con la telecamera, ecc. Lui è eccellente in tutto, dalla scrittura della sceneggiatura alla creazione di immagini digitali.
La Manglobe è stata inghiottita dai propri debiti. Come è successo?
Y. K.: Nell’animazione, la produzione si sostiene attraverso il credito. Il sistema permette alle imprese di ricevere finanziamenti esterni e contrarre così dei debiti. Geno Studio ha seguito questo stesso iter. Se da un lato questo permette agli studios di fare nuovi film e nuove serie, dall’altro lato le società sono costantemente in pericolo. In ottobre, ad esempio, un certo numero di serie televisive non è stato diffuso perché non è stato terminato in tempo.
Nel caso di Manglobe, molte cose hanno preso una piega sfavorevole nello stesso momento, in una congiuntura particolarmente difficile per il settore dell’animazione. Da qualche anno il mercato non va benissimo per quanto riguarda le esportazioni. C’è una tendenza negativa, soprattutto se compariamo la situazione all’epoca in cui uscirono titoli come Dragon Ball o Samurai Champloo di Manglobe. Manglobe ha avuto molta sfortuna. Se fosse riuscito a sopravviene ancora per un po’, se la sarebbe cavata.
La Manglobe era celebre per le sue storie originali. Malgrado ciò, alcune produzioni non sono state ben accolte dal mercato, e questo ha inciso sul destino dell’impresa. Ergo Proxy, per esempio, fu più popolare all’estero che in Giappone e Samurai Flamenco fu un vero flop.
Y. K.: (Ride) È vero. Ho partecipato ad alcune di queste produzioni fra cui proprio Samurai Flamenco!
Nel contesto commerciale attuale, è davvero azzardato produrre un anime originale?
Y. K.: Certo. Direi addirittura molto pericoloso.
È vero poi che gli studios non guadagnano più molto dagli adattamenti dei manga?
Y. K.: Esatto, sebbene sia più semplice lavorareosu una storia adattata da un manga (ride). Innanzitutto, esiste già una base di fan pronta a guardare il vostro anime. Si ha poi già a disposizione una storia pronta per essere lavorata e molte immagini per trovare ispirazione.
Questo genere di progetti arriva sempre a termine. Quando invece si crea un film originale o una serie, ci si muove nel buio, senza sapere mai che direzione sia necessario prendere. Soprattutto, non si può essere certi del momento in cui il lavoro sarà davvero terminato. Detto questo, noi dello Studio Geno vogliamo creare storie originali.
Secondo il rapporto annuale dell’Industria dell’Animazione uscito in settembre, l’animazione giapponese è sempre più popolare nel mondo e il mercato degli anime sembra vivere un boom. Tuttavia, molti studios lottano per sopravvivere. Fra le altre questioni attualmente in discussione, sembra che le opere realizzate ogni anno siano troppe e che non ci siano abbastanza disegnatori per lavorare su ognuna di esse. Per finire, i disegnatori non sono pagati abbastanza. Cosa pensa di tutto questo?
Y. K.: È vero, mancano i disegnatori di anime. Se si calcolano le nuove serie, le vecchie che continuano a essere alimentate da nuovi episodi e tutti gli altri progetti, credo che ogni anno vengano prodotte una settantina di anime. Non posso guardarli tutti, e nessuno lo può fare! Sono sicuro che molti fan scelgano le serie da seguire e abbandonino le altre. Dal punto di vista della produzione, questo rappresenta un lavoro enorme e i disegnatori disponibili vengono ripartiti sui diversi progetti. Non è una situazione ideale. Per quanto riguarda i salari bassi, è vero, molti si trovano in difficoltà. D’altra parte esiste un buon numero di disegnatori che lavora su tre o quattro progetti al tempo stesso ed è ben remunerato. La situazione non è così terribile come si vorrebbe far credere. Inevitabilmente, essere un lavoratore free-lance significa vivere in una situazione di precarietà: la miglior cosa da fare è assumere disegnatori a tempo pieno.