Quando c’è stata la svolta nella tua carriera?
Y. T. : È avvenuto tutto per caso. Ero andata in Italia per un lavoro e al mio ritorno in Giappone sono stata intervistata all’aeroporto da un programma televisivo molto popolare che si chiama Perchè sei venuto in Giappone?. Alla fine mi hanno dedicato un’intera puntata di 25 minuti: hanno mostrato il mio minuscolo appartamento pieno di costumi per il cosplay; poi siamo andati insieme a un maid cafè; e alla fine mi hanno seguita fino a Nagoya dove sono stata assistente conduttrice al World Cosplay Summit. All’epoca avevo circa 1.000 follower su Twitter ma la sera in cui quella puntata è andata in onda sono improvvisamente schizzati a 10.000 [attualmente sono 36.000]. L’anno seguente, il 2015, è stato straordinario perchè ho lavorato in TV, ho registrato il mio primo CD singolo, ho lavorato come idol su e giù per il Giappone e alla fine ho cominciato anche a lavorare come cosplayer professionista – una cosa più unica che rara per uno straniero in Giappone.
Come sono attualmente i tuoi contatti con la scena otaku italiana?
Y. T. : Ho ancora dei legami molto forti. L’anno scorso, per esempio, ho dovuto prendermi un periodo di riposo in Giappone per una questione di visto e così ho passato qualche mese in Italia partecipando a circa 15 eventi otaku in giro per la penisola. La cosa interessante è che mentre in Giappone la mia immagine pubblica è diventata più sofisticata e adesso lavoro molto come modella e recito anche un po’ in televisione, in Italia vogliono ancora la Yuriko tutta colorata che balla sul palco al ritmo di qualche anime song. musique pop.
A proposito di visti di lavoro, è stato difficile ottenerne uno?
Y. T. : Prendere un visto da intrattenitrice non è stato un problema perchè come ho detto sono stata sponsorizzata dalla mia vecchia agenzia. Il problema è piuttosto che ci sono molte restrizioni sul tipo di lavoro che puoi fare. È per questo che molti stranieri che lavorano in questo campo o sono sposati con un giapponese oppure sono figli di matrimoni misti e hanno la doppia nazionalità. Io penso di essere l’unica talento straniera ad aver raggiunto un certo livello di popolarità in Giappone.
Com’è una tua tipica settimana di lavoro?
Y. T. : Come puoi immaginare ogni giorno è un po’ diverso dagli altri ma i meeting sono una costante. I giapponesi amano le riunioni di lavoro, quindi ne facciamo 3-4 la settimana per discutere i progetti imminenti. I fine settimana, invece, sono dedicati a servizi video e fotografici che durano dalle quattro alle dieci ore, oppure eventi cosplay e cose simili. Poi 3-4 volte al mese vado a Sendai, nel nord-est del Giappone, dove lavoro a un nuovo progetto musicale con i Samurai Apartment, un gruppo che mischia suoni tradizionali e musica pop.
Non ti piacerebbe avere un po’ più di tempo libero?
Y. T. : Per niente! Mi piace essere impegnata. Ad aprile, per esempio, ho avuto un’intera settimana libera ma sono riuscita comunque a riempirla di appuntamenti. Il problema è che se ho troppo tempo libero mi annoio. Quindi più lavoro meglio è.
Intervista a cura di G. S.