È qui che si trova il ristorante Nonkiya di Yasuda Yoko, a 74 anni, ha preso le redini dalla madre, morta nel 2012; serve ramen (spaghetti in brodo) a una clientela che si fa via via più rara . “Ad ogni modo, non potrei accogliere più di 5 persone alla volta”, dice sorridendo. Yasuda Yôko ha vissuto molti anni a Saitama, a nord di Tokyo, prima di tornare a Yubari per occuparsi della madre e succederle. Lei spera che Yubari sopravviva e crede che il giovane sindaco, Suzuki Naomichi (vd pp. 12-14), eletto nel 2011 all’età di 30 anni da una popolazione molto più vecchia di lui, sia in grado di ridare vita alla città o, quantomeno, di fornirle gli strumenti per sopravvivere, beneficiando dell’iniziativa del giovane Sindaco di dare vita ad una città più compatta, per consentire ai cittadini di avere accesso ai servizi pubblici entro un raggio accettabile. Bisogna anche dire che Yubari si sviluppa su una superficie di 763 km2, un’estensione notevole. La gestione di questa vasta area è complicata e costosa. Per il presidente del suo Tribunale sarebbe indispensabile ricentrare i servizi e gli abitanti per dar loro una miglior qualità di vita.
C’è ancora molto da fare, essendoci una distanza di poco più di 1,5km tra il centro del paese ed il centro commerciale, aperto 24h/24. A notte fonda, sulla strada poco illuminata, si possono incrociare delle volpi che scendono dalla montagna e prendono possesso delle strade deserte. Questo fenomeno è visibile anche in altre regioni del Giappone, in particolare là dove la popolazione è in forte calo. L’autista che ci accompagna in taxi al Museo della miniera ce lo conferma.
“La sera, devo fare estremamente attenzione. Mi è capitato più volte di vedere animali attraversare la strada. Percepiscono che gli uomini abbandonano sempre di più la città”. Se oggi è impossibile immaginare che Yubari possa conoscere nuovamente uno sviluppo demografico, il Comune vorrebbe attirare visitatori per far crescere l’economia locale. La città dispone di diverse risorse: oltre all’incredibile ospitalità locale, Yubari può contare sul suo passato glorioso.
Il Museo della miniera è in fase di recupero. La città possiede anche un’aura particolare, per quei giapponesi che hanno potuto scoprirla in numerosi film molto popolari negli anni ’70, all’apogeo dell’Era Shôwa, quando il Giappone si impose come la seconda potenza economica del pianeta e la popolazione era orgogliosa di viverci. Tra i film girati qui, Shiawase no kiiroi hankachi (The Yellow Handkerchief of Happiness, 1977) di Yamada Yoji, con l’immensa Takakura Ken e la talentuosa Baishô Chieko, è uno dei più celebri. Si può inoltre visitare, a qualche km dalla città, la famosa scenografia delle riprese del film, ammirando i celebri fazzoletti gialli, simbolo di un rifiuto alle rinunce. Il messaggio del film? Finché c’è vita, c’è speranza.