Giunti finalmente in cima, abbiamo capito. Dopo aver oltrepassato un boschetto, siamo stati accolti da una magnifica vista su un lago verde smeraldo (sembra che nelle sue profondità viva un drago), poi, dopo aver affrontato una serie di scalini ripidi, ci siamo trovati di fronte a un panorama mozzafiato sul monte Fuji.
Avevamo davvero la sensazione di essere in piedi di fronte alla celebre montagna, senza ostacoli davanti a noi. Ed è li che abbiamo incontrato la nostra guida, un giovane e simpatico monaco che viveva in cima allo Shichimen.
Il nostro albergo per la notte era un monastero buddista simile a un labirinto composto da innumerevoli corridoi e porte scorrevoli, a prima vista tutte identiche. Siamo stati condotti in una vasta stanza, le cui pareti e il cui soffitto erano adorni di sculture dorate.
“Perché tanto oro?”, ho domandato, tanto l’aspetto della stanza mi sembrava in contraddizione rispetto all’immagine spartana che in genere si ha dell’universo monastico buddista. “Perché l’oro è eterno” mi è stato risposto. In seguito è stato dato inizio a 90 minuti di sutra, un’onda di suoni apparentemente interminabili, intonati da una quindicina di monaci dalla voce gutturale, interrotti ogni tanto dal suono di un gong o di un tamburo.
Nicolas ed io eravamo seduti su sedie dallo schienale rigido, osservando ed ascoltando i sutra come sotto ipnosi. Alla fine, era tempo di andare a dormire.
Genga-san ci ha chiesto a che ora volevamo svegliarci. Ho risposto: “alle 4h30”, senza realizzare che conseguenze avrebbe avuto questa decisione. L’indomani, alle 4h30 precise, siamo stati improvvisamente svegliati dal suono dei tamburi. Le porte scorrevoli si sono aperte e tre monaci hanno fatto la loro apparizione, chiedendoci di consegnare loro il nostro futon, in cambio di una teiera e di qualche tazza.
Tutto questo si è svolto così rapidamente che avevo l’impressione di star ancora sognando, ma la teiera fumante era lì per confermarmi che ciò che stavo vivendo era assolutamente reale.
Inerpicandoci sulla montagna per osservare la cima del Fuji avvolta in una luce color porpora, abbiamo percepito via via un ronzio sempre più forte, come se migliaia di zanzare ci circondassero. Arrivando, abbiamo incontrato circa 500 adolescenti. Tutte vestite con tenute immacolate (simili a divise da karaté) di fronte al sole che cominciava lentamente a comparire all’orizzonte, cantavano un sutra con passione, agitando le mani energicamente.