Esperto di rugby in Giappone, il redattore capo di Rugby magazine svela la sua analisi del gioco nel Paese del Sol levante.
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In Giappone il rugby conta circa 120.000 affiliati, una cifra inferiore sia alle grandi nazioni dove il rugby è un’istituzione quali l’Inghilterra, la Francia o il Sudafrica, sia anche paragonato agli USA dove il rugby è lontano dall’essere inserita fra le discipline più seguite.
Tuttavia, la squadra nazionale ha fatto passi da gigante e nessuno può permettersi di prenderla alla leggera. Zoom Giappone ha parlato del presente, del passato e del futuro del rugby con Tamura Kazuhiro, redattore capo del mensile Rugby Magazine.
Il rugby e il baseball sono stati introdotti pressapoco alla stessa epoca, durante la metà del XIXo secolo. Come spiega che il rugby sia rimasto uno sport di nicchia rispetto al baseball ?
Tamura Kazuhiro : Il rugby è stato introdotto per la prima volta in questo Paese in ambito universitario, notoriamente all’ateneo di Keio, circa 120 anni fa e la situazione è rimasta pressoché invariata fino alla metà degli anni Sessanta. In altri termini, mentre il baseball è stato adottato dall’insieme della popolazione ed è stato dotato rapidamente di un campionato professionistico, il rugby è rimasto durante numerosi anni uno sport d’élite, praticato soprattutto dagli studenti.
Negli anni Sessanta, diverse imprese hanno cominciato a creare la loro propria squadra, includendo i migliori giocatori provenienti dalle università. Siamo rimasti tuttavia a un livello corporativo. Si potrebbe affermare che nessuno fra i dirigenti della federazione volesse davvero sviluppare questo sport, e ancora meno sfidare la supremazia del baseball. Tutti sembravano soddisfatti della situazione e nessuno desiderava sul serio mettere in piedi un’organizzazione simile a quella del baseball.