Secondo Lei, perché il Giappone è stato scelto per organizzare i prossimi Mondiali di Rugby ?
N. v. S. : Penso che le esigenze internazionali del rugby abbiano individuato un’opportunità importante nell’andare oltre i feudi classici dello sport, in Europa o nell’emisfero sud. Il mercato asiatico è potenzialmente enorme. Non c’era miglior porta d’ingresso del Giappone, Paese dotato di una lunga e solida storia legata a questo sport. Abbiamo così messo in piedi il progetto Asia One Million, parte del programma Impact Beyond. Abbiamo così potuto conquistare circa 900.000 giovani asiatici che hanno avuto la possibilità di familiarizzare con il rugby.
Può raccontarci qualcosa di più riguardo al programma Impact Beyond?
N. v. S. : Impact Beyond è stato lanciato nel 2013 come una misura strategica emanata dai dirigenti del rugby internazionale e diretta a sviluppare questo sport su scala mondiale, fornendo una piattaforma affinché donne e uomini di ogni età familiarizzino col gioco.
La creazione di una cultura radicata e durevole è uno dei pilastri centrali nella pianificazione di eventi maggiori per la federazione e il programma Impact Beyond gioca un ruolo fondamentale nella crescita internazionale di questo sport.
Oggi, soltanto in Giappone, abbiamo più di 230.000 nuovi iniziati al rugby.
D’altra parte, il tag “rugby” fa parte di un programma di educazione fisica presente in 1982 scuole situate nelle città ospitanti. Inoltre, un totale di 9.603 insegnanti ha ottenuto un diploma dopo aver ricevuto una formazione ed è ormai qualificato per animare le sessioni dedicate a questo sport.
Come ho detto, l’interesse crescente per il rugby in Asia è stato uno delle principali motivazioni per organizzare la competizione in Giappone. Il programma Impact Beyond è al centro della Coppa del Mondo 2019. Non soltanto il continente asiatico è il più popolato e il più giovane del mondo, ma un rapporto recente pubblicato da Nielsen sottolinea che esistono più fan di rugby in Asia -112 milioni – rispetto al resto del mondo. La Cina (33 milioni), l’India (25 milioni) e il Giappone (14 milioni) si classificano fra i primi dieci paesi al mondo.
Può dare qualche informazione in più riguardo ai volontari?
N. v. S. : Si tratta di un’impresa enorme. Proprio in questo momento ci rechiamo in ogni città interessata dai Mondiali per organizzare dei colloqui e scegliere così i candidati migliori. I volontari saranno distribuiti su tutte le tappe del torneo e occuperanno diverse funzioni: lo scambio di informazioni, le consegne per responsabilizzare i tifosi e la soluzione di svariati piccoli problemi.
Cosa ancora più importante, i volontari agiranno come ambasciatori del Giappone per assicurare ai tifosi un’esperienza meravigliosa e libera da imprevisti. Saranno gli araldi del torneo e rappresenteranno i valori del rugby e dell’ospitalità giapponese.
Quale sarà secondo Lei, il principale problema che dovrà affrontare il team di volontari?
N. v. S. : Ci concentriamo soprattutto sul problema linguistico. Dobbiamo assicurarci che i volontari dispongano di competenze linguistiche adeguate per aiutare i supporter. In realtà, ho l’impressione che la conoscenza dell’inglese sia abbastanza buona in Giappone quindi, una volta che i volontari avranno maturato fiducia nelle loro capacità, tutto andrà bene.
Intervista a cura di J. D.