Kumamoto, terra di speranza

In questa parte di Kumamoto, lo spirito solidale domina e costituisce una sorgente di speranza. / Alissa Descotes-Toyosaki per Zoom Giappone


“È qui che abbiamo trascorso sette anni della nostra vita. Oggi è tempo di traslocare in una casa più grande che sto costruendo sulle alture” racconta Kengo. Nato a nord di Tokyo, questo viaggiatore e scultore costruiva modelli per studi d’architettura, quando la terra ha tremato provocando uno tsunami e un incidente nucleare.
“Non ho esitato un solo secondo, ho riunito i miei sei bambini e siamo tutti partiti col mio furgone verso Kyushu” spiega questo convinto militante anti-nucleare. “Papà ci aveva detto che sarebbe stata la centrale di Hamaoka, a ovest di Tokyo, ad esplodere un giorno. Eravamo quindi tutti pronti a fuggire all’est, ma alla fine, siamo partiti verso ovest” scherza il figlio Shien. Occhialini tondi e capigliatura ereditata dal padre, questo ragazzo di 22 anni ne aveva appena quindici il giorno del disastro. Ha dovuto lasciare, da un momento all’altro, la scuola e i suoi amici. “Non ho avuto rimpianti nemmeno per un secondo, e poi non avevamo scelta” dice, con un sorriso pieno di fiducia. Le cose sono state più complicate per sua sorella, di qualche anno più grande, obbligata ad abbandonare il lavoro, ma, contrariamente alla maggior parte di Giapponesi, la famiglia Yoshida era preparata da lungo tempo al peggio.
“Abbiamo trascorso tre mesi sulla strada ad accamparci qui e là. Per fortuna avevo già una grande tenda e tutto il necessario per sopravvivere”, ricorda Kengo che si guadagnava già il pane affittando i suoi gazebo per i festival all’aria aperta.
“Sul nostro periplo abbiamo incontrato Masaki Takashi, è lui che ha trovato per noi questo terreno”, dice. A poco a poco, la famiglia si è organizzata per vivere nella foresta su un terreno di quattro ettari. Dietro la tenda principale c’è un ruscello, lo si attraversa su un ponticello per raggiungere una tenda per gli ospiti. “Questa sorgente è stata la ragione per cui abbiamo deciso di stabilirci qui, su questo terreno” spiega Kengo.
Come “sala da bagno” ha montato un rubinetto in bambù e costruito dei WC ecologici sotto un gazebo di paglia. Niente sapone, niente carta igienica, niente doccia. “Inutile, abbiamo il fiume in estate e in inverno le sorgenti termali di acqua calda” aggiunge, pragmatico. Tra qualche mese spera poter abitare la sua nuova casa una costruzione atipica di sua concezione, fatta di legno, canne e terra battuta.
“Ho imparato molto col carpentiere Abe Masahiro, ma è soprattutto mio figlio che è dotato per la carpenteria e lavora oggi con Abe, io non faccio che divertirmi!”
Costruita più in alto, su un terrapieno soleggiato, la futura abitazione offre una vista impareggiabile sul monte Aso.
“Sognavo di avere una casa con una vista panoramica sulle montagne” rivela mentre si inerpica su una scaletta per raggiungere la camera da letto a forma di cupola. “Da lì, posso verificare se il vulcano entra in eruzione”, dice, scherzando ma non troppo.
“Una volta questo sentiero nella foresta portava al bordo del cratere. Le genti di qui ci conducevano i cavalli e le mucche, e facevano il giro per arrivare nei villaggi sull’altro versante” dice Kengo che ha già fatto delle economie per acquistare un cavallo. Vive ad oggi con 30.000 yen (200 euro) al mese, fabbricando tende, strumenti musicali e “rocket stove”.
“Non ho bisogno di coltivare, perché tutti mi portano del riso o delle verdure. Per sdebitarmi, li aiuto coi lavori nelle risaie”.
Un po’ più a valle, suo figlio ha appena terminato con l’aiuto di due amici la costruzione di una casa di legno a forma di piramide, d’ispirazione art déco. “L’abbiamo edificata in due settimane!” esclama Shien. Con il padre, sta preparando un campo invernale per accogliere una ventina di giovani che soggiorneranno per un mese circa in questa foresta e presenteranno i loro prodotti. “Fino ad ora si vendevano i prodotti artigianali durante eventi speciali come i festival musicali. Ma abbiamo bisogno di creare un vero circuito di distribuzione.
Voglio provare a creare un vero mercato. Lo scambio è la chiave dell’economia parallela”, sostiene Kengo. Sempre alla ricerca di esperienze nuove, questo rastaman spera di ispirare sempre più giovani a trovare soluzioni innovative per una nuova vita eco-responsabile.
“Dobbiamo creare un nuovo stile di vita” insiste. Una sfida che non dispiace al figlio e ai suoi amici, sebbene abituati al confort della città. “Da quando sono qui, mi diverto! Si impara ad arrangiarsi con ciò che si ha, mentre in città, basta andare al negozio all’angolo e comprare”, nota Shien, esclamando: “La vita senza niente, è davvero stimolante!”
Alissa Descotes-Toyosaki