Tendenza : Un settore più che promettente


Nel frattempo, i consumatori giapponesi prestano finalmente attenzione a questi “vini del Giappone”. Fino al 2003, erano ancora considerati come una novità e anche a Tôkyô non era semplice trovarne. Oggi, la maggior parte dei negozi ne propone almeno qualcuno, mentre diversi bar e ristoranti consacrano tutta la loro offerta alla produzione locale.
Secondo un rapporto pubblicato nel 2016 da Wine Intelligence, il numero di consumatori che ha dichiarato di aver assaggiato dei “vini del Giappone” è passato dal 21% al 27% nel 2014, mentre più della metà delle persone intervistate aveva dichiarato di averne comprato nel corso degli ultimi sei mesi.
Questi vini rappresentano circa 5% del totale consumato nel Paese. Il “vino del Giappone”, come definito ufficialmente, rappresenta meno del 20% del totale del vino fabbricato in Giappone. Queste cifre rimangono piuttosto insignificanti se rapportate alla consumazione globale di vino in Giappone, ma le quantità dovrebbero aumentare nei prossimi anni in quanto la qualità dei vini prodotti dai viticoltori giapponesi è oggi portata a migliorare.
Il recente entusiasmo per il vino si è accompagnato ad un aumento della quantità di uve da vino prodotte nel Paese. Fino a poco tempo fa, gli agricoltori giapponesi producevano soltanto dell’uva da tavola i cui resti e la cui produzione eccedente venivano utilizzati per la fabbricazione di vino.
Uno studio portato avanti dal Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca rivela che 17280 tonnellate d’uva da vino sono state prodotte nel 2015. Questa cifra rappresenta il picco più alto dal 2003, anno in cui si è cominciato a redigere delle statistiche in merito.
In fin dei conti, il buon vino giapponese sembra aver un avvenire promettente, in particolare dopo che il Kôshû e il Muscat Bailey A hanno ricevuto l’ambito riconoscimento dell’OIV. Il loro successo internazionale incoraggerà certamente altri viticoltori a migliorare i loro metodi di produzione e di etichettatura. Jean Derome