Sanjô è una città priva di fascino? Non stiamo a tergiversare, aprite le vostre guide turistiche sul Giappone, che siano in italiano, in inglese o in qualsiasi altra lingua, non troverete nulla sulle città vicine di Tsubame-Sanjô. Quando le guide citano la regione, è evidentemente per evocare Niigata (il suo riso e il suo sakè), Nagaoka o ancora la splendida isola di Sado. Ma riguardo Tsubame-Sanjô, che possiede malgrado tutto una stazione di treni ad alta velocità, nemmeno una parola! In effetti, a livello turistico, queste due cittadine non hanno chiaramente niente di spettacolare da offrire. Qui la pianura è monotona, non ci sono sorgenti calde naturali, niente templi o santuari che mobilitino i pellegrini e niente grandi feste estive che possano motivare la folla a riunirsi qui dalle province vicine.
Tsubame-Sanjô è stata sempre un centro industriale e una città dormitorio per le migliaia di operai che lavoravano nelle fabbriche metallurgiche. Malgrado questa situazione moribonda, la città può essere orgogliosa di qualcosa: il suo savoir faire nel campo metallurgico. E questo, noto fin dagli inizi dell’era Edo (1603-1868)! Già all’epoca, le tecniche d’eccellenza degli artigiani della regione attiravano gli appassionati di begli oggetti in metallo. I viaggiatori tornavano volentieri dal loro soggiorno qui portando con sè degli splendidi kiseru (lunghe pipe di metallo), rasoi o ancora dei calamai, come souvenir.
A un altro livello, le prime fabbriche realizzavano chiodi, tenaglie, coltelli, seghe, martelli e altri utensili, i più affidabili del paese. Fin dal XVIII ecolo, la reputazione di Tsubame-Sanjô è solida ed è d’altra parte in questo periodo che nascono atelier attivi ancora oggi.
Qualche secolo più tardi, quando i bisogni in ferro e acciaio sono diventati esponenziali, l’artigianato ha lasciato il posto a una fiorente industria. Il Giappone aveva bisogno di matrici e stampi affidabili per fabbricare i componenti necessari alla produzione di carri armati, aerei, armi e milioni di altri oggetti fortunatamente molto più inoffensivi.
La maggior parte delle richieste arrivava alle fabbriche di Tsubame-Sanjô. La città è così diventata prospera e ha contribuito allo sviluppo del paese, prima, ma anche dopo la disfatta della Seconda Guerra Mondiale.
C’è da dire che, durante l’era Edo, le città della regione possedevano numerosi templi, santuari e giardini raffinati; la macchina economica ha rasato al suolo tutti questi luoghi culturali per far spazio a nuove fabbriche, sempre più grandi e performanti. Sul piano economico, Tsubame-Sanjô ha vissuto il suo apogeo verso la fine degli anni Sessanta. Centinaia di fabbriche e atelier artigiani aprivano per confezionare macchine e utensili di una precisione e di una complessità stupefacenti. Rapidamente, queste competenze hanno saputo esportarsi al di fuori delle frontiere nazionali.
Avete già sentito parlare dei marchi nipponici Tôjirô, Gyokusendô, Suwada, Aida Gôdô, o ancora Kondô? Sicuramente no. Salvo se siete falegnami, cuochi, parrucchieri, giardinieri o ancora proprietari di un istituto di bellezza! Tutti questi marchi in effetti fanno la gioia degli artigiani, dei grandi chef e altri artisti internazionali, desiderosi di equipaggiarsi di materiali solidi, affidabili e belli esteticamente. Ancora oggi questi oggetti hanno molto successo. Se l’industria della metallurgia pesante non è più così florida come un tempo, all’epoca delle ambizioni imperiali, la piccola metallurgia giapponese di Tsubame-Sanjô prospera sempre grazie al passaparola nazionale e internazionale.