Nessuna fra le capsule, concepite per durare circa venticinque anni, è stata sostituita dal tempo della costruzione. Le perdite d’acqua sono numerose e provocano la proliferazione della ruggine sui tubi della struttura principale che sostiene le capsule. Di conseguenza, da ormai qualche anno, gli abitanti rinunciano alla doccia calda. La torre ha resistito al terremoto del 2011, ma non è certo che sia conforme alle norme antisismiche odierne. Ecco perché circa la metà delle 140 capsule sono state abbandonate o vengono utilizzate come grandi ripostigli. Più o meno trenta persone vivono stabilmente nell’immobile; per il resto si tratta di residenti occasionali come Sekine e sua moglie.
Di fronte a questa situazione, i proprietari fanno a gara per trovare soluzioni ingegnose per riparare e restaurare le capsule a modo proprio, al punto che le stanze a volte non ricordano più per niente quelle esistenti al momento dell’inaugurazione. Quella di Sekine ha conservato quasi tutti gli arredi originali, ma si tratta ormai di un’eccezione. Stanchi di vedere l’acqua infiltrarsi ovunque e l’umidità invadere l’immobile, gli abitanti della Nakagin Capsule Tower hanno votato per il suo smantellamento. Il gruppo Nakagin, che all’epoca finanziò il progetto di Kurokawa, vuole recuperare il terreno per costruire un nuovo immobile e la proposta è stata approvata dalla maggior parte dei proprietari. Visto che l’affitto di una capsula si aggira tra i 40.000 e i 70.000 yen (da 350 a 600 euro), mantenere una tale costruzione non è più vantaggioso per il gruppo.
La vicenda ha subito però uno sviluppo imprevisto. Nel 2007, il gruppo edile ha fatto fallimento nel momento della crisi dei subprimes, rimettendo così in questione il progetto di distruzione. Da allora le cose non si sono più mosse.
Se il progetto del gruppo Nakagin è a un punto morto, è anche grazie al fatto che gli abitanti hanno cominciato a militare per la conservazione dell’immobile. Maeda Tatsuyuki, proprietario di tredici capsule e presidente del consiglio sindacale, ricorda che «si tratta di un patrimonio importante, non bisogna distruggerlo». Per far conoscere la torre e ciò che essa rappresenta, ha lanciato, appoggiato da una decina di altri abitanti, una campagna di comunicazione e una serie di attività culturali: esposizioni di fotografie, proiezioni di film o ancora servizi di moda fanno ormai parte del programma.
L’atmosfera di un “futuro mai arrivato” legata al progetto della Nakagin Capsule Tower si sposa bene con queste iniziative. In ottobre, gli abitanti hanno aperto l’immobile a visite pubbliche, in partenariato con la città di Tokyo, intenta a potenziare l’immagine culturale della città in vista dei Giochi Olimpici del 2020.
La fama della torre oltrepassa le frontiere. Le offerte su AirBnb erano talmente popolari fra i turisti che alla fine la società incaricata della gestione dell’immobile ha dovuto opporre un rifiuto. «È un gran peccato. Avrebbe potuto essere una buona fonte di incassi per i lavori di restauro», commenta spiaciuto Maeda.
Gli eventi hanno tuttavia permesso di tessere numerosi legami fra gli abitanti che, come racconta Maeda, «prendono l’aperitivo e fanno bricolage insieme». Per lui, l’edificio e le amicizie nate con le persone conosciute grazie alle capsule «sono importanti quanto la famiglia e il lavoro. Sono davvero conquistato dalla magia di questo posto». Col tempo, la militanza ha preso una nuance sempre più politica. «Cerchiamo di convincere i proprietari affinché votino in favore del mantenimento della struttura», spiega Maeda.
Per ora, l’obiettivo è quello di ottenere il 50% dei voti al consiglio di amministrazione condominiale, diviso attualmente fra quelli che vorrebbero lo smantellamento dell’immobile, gli indecisi e coloro che sarebbero intenzionati a mantenerlo. Se questi ultimi raggiungono il famoso 50%, questo significherà l’avvio di grandi lavori per migliorare l’impermeabilità delle capsule. Il budget esiste già poiché «nessuno ha toccato i fondi dalla costruzione dell’immobile».
La prossima riunione del consiglio è fissata per dicembre. «Sicuramente ne parleremo», dice Maeda, sorridendo maliziosamente.
Yagishita Yuta