Vent’anni dopo la sua scomparsa, questo ex-Primo Ministro esercita ancora un fascino immutato sui giapponesi.
Il fantasma di Tanaka Kakuei (1918-1993), ex-Primo Ministro degli Anni Settanta, plana sull’arcipelago quando meno te l’aspetti. Le opere sul politico, sull’architetto del Giappone moderno o sul burocrate corrotto, a seconda dei punti di vista, si succedono in libreria dal 2015. La sua biografia, firmata dallo scrittore ed ex-governatore di Tokyo, Ishihara Shintaro, e intitolata Tensai (Il genio, inedito in italiano), ha rianimato il mondo dell’edizione afflitto da mesi dal calo continuo delle vendite.
L’opera conta già più di 900.000 copie vendute, cifra mai raggiunta dalla biografia di un politico. Tensai, con una foto in bianco e nero di Tanaka in copertina, figura in testa alla classifica delle migliori vendite di libri nel 2016, davanti persino all’ultimo Harry Potter. Ma da dove nasce questo “ritorno” di uno dei personaggi chiave della politica giapponese? Perché i nipponici mostrano un tale interesse verso questo ex-Primo Ministro, nonostante la condanna a quattro anni di prigione giunta a causa della sua implicazione nell’affare Lockheed, una scandalosa vicenda di mazzette a livello internazionale?
La domanda sembra interessare tanto le persone che gli furono vicine quanto i media. Asaka Akira, che lavorò per lui come segretario per ben 23 anni, è un fiume di parole. «Abbiamo soltanto due ore per parlare di lui?», chiede, appena ci accomodiamo nel suo ufficio situato nel centro della capitale. «Ve lo assicuro, non saranno sufficienti». Capelli grigi pettinati col gel e sguardo lontano, Asaka non nasconde la sua ammirazione per colui che chiama ancora oggi con affetto oyaji (mio padre). Su uno degli scaffali della sua biblioteca, si nota subito una collezione di volumi, tutti consacrati a Tanaka.
«Nel 2016 sono usciti non meno di 50 libri su di lui. Senza dubbio si tratta di un fenomeno fino ad ora sconosciuto per l’editoria!», esclama, nascondendo appena l’orgoglio per la popolarità post-mortem raggiunta dal suo maestro. È proprio grazie a questa mole di pubblicazioni che Akira si è permesso di uscire dal silenzio. «La gente si ricorda soprattutto di ciò che gli avversari dissero o scrissero su di lui. I segretari sono di norma tenuti al silenzio e dovrebbero portare i segreti dei loro capi nella tomba, ma io non volevo che le falsità espresse su di lui ne danneggiassero l’immagine per sempre».
Per Asaka , se l’ex-Primo Ministro rimane uno degli uomini politici più popolari del Paese, è soprattutto grazie al suo percorso. Figlio di un semplice mercante di cavalli, è il solo ad aver avuto accesso al ruolo di Primo Ministro senza aver ottenuto diplomi.
Contrariamente alla gran maggioranza dei politici giapponesi, non è il rampollo di un clan solidamente ancorato al potere da generazioni. «Ha provato a tutti, con la sua carriera, che è possibile affrontare un cammino importante avvalendosi dei propri sforzi. È una figura unica nella storia del Paese», prosegue Asaka, con ammirazione.
Grazie alle azioni e opere da lui promosse, dalla costruzione della rete stradale alla stabilizzazione delle relazioni con la Cina, passando per concreti passi avanti nella spinosa questione riguardante le isole Curili, Tanaka era temuto dagli avversari e riverito dai suoi fedelissimi. La sua brillante carriera fu tuttavia stroncata dall’affare Lockheed. Sospettato di aver favorito l’acquisto di aerei del gruppo americano da parte di una compagnia aerea nipponica in cambio di 500 milioni di yen, venne condannato a quattro anni di prigione.
Negando ogni implicazione nella vicenda, fece immediatamente ricorso. Ma un attacco cerebrale distrusse definitivamente la sua speranza di ritornare sotto i riflettori. Morì, a causa di una polmonite, nel 1993, a 75 anni.
«Come uomo politico, fu capace di conquistare la cima dell’Everest, ma alla fine è caduto in fondo al precipizio. È questo contrasto incredibile che tocca e commuove profondamente i Giapponesi», riflette il segretario, rimasto al fianco di Tanaka in tutte le fasi della sua carriera.
«Sapete da dove veniva la sua passione?», chiede. «Voleva prima di tutto salvare la sua regione natale, Niigata, dalla miseria, facendovi arrivare i benefici della crescita economica del dopoguerra». La vita di Tanaka ebbe come filo conduttore questa ossessione. Non smise mai di lottare per rompere quel circolo vizioso che faceva sì che la concentrazione di beni e di ricchezze avvenisse soltanto attorno alle grandi città. Agì come se avesse saputo che, qualche decennio più tardi, lo spopolamento sarebbe diventato un problema importantissimo e una minaccia per il Paese. È questa dote visionaria che Ishihara Shintaro non cessa di lodare nel suo libro Tensai.
«Tanaka possedeva un fintuito davvero particolare che gli permetteva di “sentire” il futuro, contrariamente ai politici di oggi che ne sono completamente sprovvisti», ha dichiarato in un’intervista recentemente. La visione di Tanaka sul futuro del Giappone la si ritrova nel suo La scommessa giapponese: costruire un nuovo Giappone (Nippon retto kaizoron, disponibile in francese, presso le edizioni Presses de la Cité), libro pubblicato nel 1972 che riprende le grandi linee della sua politica.