Leader della sua corrente in seno al Partito Liberal-Democratico (PLD), sognava di industrializzare la provincia giapponese grazie a un’efficace rete autostradale e ai treni ad alta velocità, al fine di limitare i danni legati allo spopolamento delle zone rurali, evidenti fin da allora.
I suoi metodi in politica sono rimasti impressi nella memoria collettiva. Molti – in particolare i suoi avversari – ricordano come Tanaka ottenesse la lealtà dei deputati a suon di regali, il che gli valse un’immagine di politico corrotto da cui non si liberò più per tutto il resto della sua carriera. Per questo, l’entusiasmo suscitato oggi da Tanaka non è di gradimento a tutti. Kan Naoto, altro ex-Primo Ministro e figura importante dell’opposizione al PLD, è fra questi. «Certo, ha fatto molto per la sua regione. Ma non bisogna dimenticare che la sua politica si basava sulla capacità di manipolare i fondi pubblici», scrive sul suo blog.
Kan vuole soprattutto lanciare un segnale d’allarme, poiché si assiste oggi a un ritorno dei metodi adottati da Tanaka nelle relazioni tra il PLD di Shinzo Abe e il Keidanren, l’equivalente della Confindustria, in Giappone. «Affinché le leggi siano votate, è prima di tutto necessario che avvenga un dibattito democratico. I doni ai politici possono rovinare la democrazia», spiega.
Al potere quando si verificò l’incidente nucleare di Fukushima, Kan Naoto ha ugualmente criticato la politica energetica di Tanaka. In effetti, quest’ultimo organizzò la rete di centrali nucleari basandola su un sistema di sovvenzioni pubbliche alle regioni che accettavano di accoglierne la costruzione. Di conseguenza, l’economia locale diventò dipendente da questa manna finanziaria, rivelandosi una delle cause indirette della catastrofe del 2011.
L’affare Lockheed, scandalo che gettò una luce sinistra sulla vita di Tanaka, non è stato poi dimenticato. Molti politici vicini all’ex-Primo Ministro credono ancora fermamente alla sua innocenza. Asaka rifiuta di immaginare che il suo maestro potesse aver ricevuto quei famosi 500 milioni di yen dalla società americana.
«Penso che non se ne rendesse veramente conto». Un’opinione che Hotta Tsutomu, procuratore incaricato dell’affare, non condivide nel modo più assoluto. «Oltre ai cinquecento milioni, sono sicuro che Tanaka ricevette un’altra mazzetta, persino superiore alla prima», afferma. «Mi spiace non averne trovato le prove». Che Tanaka fosse colpevole o meno oggi poco importa: l’affare è stato archiviato alla sua morte e la Corte Suprema ha annullato ogni azione giudiziaria nei suoi confronti.
Malgrado l’ondata di pubblicazioni, il bilancio di Tanaka resta ancora difficile da valutare per i ricercatori. «Soprattutto riguardo alla politica interna, non disponiamo di materiali d’archivio sufficienti su di lui per una ricerca obiettiva», si rammarica Fukunaga Fumio, professore all’università Dokkyo. Per questo specialista di storia politica moderna, la popolarità di Tanaka si spiega con una sola parola: nostalgia.
«La società giapponese ha terminato la sua fase di crescita e non è chiaro in che direzione si orienti ora. Se i giapponesi si contendono i libri su Tanaka, è probabilmente perché il personaggio rappresenta una leadership di cui sentono il bisogno», spiega.
«I suoi progetti politici sono ormai obsoleti. Alla sua epoca, l’economia giapponese aveva ancora ampi margini di crescita. Oggi non è più così».
Per Fukunaga, la sfida è trovare una visione adatta al presente e non guardare indietro per consolarsi coi bei ricordi. «Sono stanco di sentire la gente lodare i progetti di Tanaka e di questo interminabile tuffo nella nostalgia. Si rivela così l’incapacità dei politici di oggi di offrire una visione per il futuro», prosegue il professore. Resta da sapere quando i giapponesi decideranno di finirla con la nostalgia e guarderanno la realtà in faccia. Fintanto che la vendita dei libri su Tanaka avrà il vento in poppa, significherà che quel momento non è ancora arrivato.
Yagishita Yuta