Il movimento del Maggio francese e la filosofia che l’accompagnava ebbero una grande influenza sul movimento studentesco in Giappone. In Francia era il Maggio 68, per noi fu Gogatsu kiki (la crisi di maggio) o Gogatsu kakumei (la rivoluzione di maggio). “In Francia ci sono stati dei momenti in cui era vietato mostrare in tv le manifestazioni e le proteste nelle strade parigine” ricorda il critico. “Tuttavia, in Giappone, erano regolarmente diffuse ed ero colpito dalla quantità di slogan e graffiti scritti sui muri, frasi tipo “è vietato vietare”. A Shinjuku e altrove a Tokyo, eravamo sotto la permanente minaccia di essere arrestati e picchiati dai poliziotti anti-sommossa, ci rompevano gli orologi e ci prendevano gli zaini. Facevamo in modo che i ragazzi si trovassero esterni durante le manifestazioni, e le ragazze invece interne ai cortei. Invece a Parigi vedevo le persone camminare per le strade, sorridere, cantare, benché fossero serie nelle loro rivendicazioni, si sforzavano di liberarsi da una società autoritaria, ma il tutto con un’attitudine ludica, avevano l’aria di divertirsi anche. Quando sono andato a Londra, poco dopo, ho visto donne incinta e bambini che camminavano alla testa dei cortei. Ero esterrefatto da questo, e più in generale mi sono spesso interrogato sulla mancanza totale di umorismo all’interno del movimento giapponese. Anche in Corea era la stessa cosa, noi ci prendiamo troppo sul serio, in altri Paesi potevi vedere delle persone travestite da animali che suonavano. Da noi al confronto c’erano solo gruppi di studenti con l’elmetto ed il bastone che marciavano in formazione militare, con il viso nascosto sotto una maschera o una sciarpa. E la cosa peggiore, come già ho ricordato, furono le lotte intestine, che hanno finito con il distruggere il movimento dall’interno. Una cosa davvero triste.”
G. S.