C’è qualcosa che la gente dovrebbe sapere, prima di recarsi in Giappone?
Y. Y.: È molto difficile fornire una risposta unica a questa domanda, ma direi che la capacità dei giapponesi di comunicare con le persone che non parlano la loro lingua è costantemente sottovalutata, in particolare dai giapponesi stessi.
Tutti studiamo l’inglese a scuola ma lo impariamo in maniera sommaria.
Visto che le nostre competenze linguistiche sono generalmente giudicate unicamente allo scopo di passare un esame, non abbiamo la sicurezza in noi stessi necessaria a comunicare con altre persone.
Durante la scrittura del suo libro, ha scoperto qualcosa sul Giappone di cui non si era accorto prima o che riteneva – in maniera erronea – scontato?
Y. Y.: Non è che non ne fossi al corrente, ma sono sempre sorpreso nel constatare a qual punto il Giappone sia una realtà effimera: l’istantanea che potete osservare in un certo momento sarà valida sì e no per una decina d’anni. Il Giappone moderno ha attraversato numerosi sconvolgimenti da quando ci siamo aperti al mondo, durante la metà del XIX° secolo. Da allora, abbiamo conosciuto una rapida modernizzazione. Abbiamo accettato ed adottato diversi elementi di civilizzazione venuti dalla cultura occidentale, conosciuto una rapida industrializzazione, participato alle guerre del colonialismo imperiale e alle guerre mondiali, abbiamo subito i bombardamenti atomici, assistito al risveglio del Paese dopo la guerra, a un’urbanizzazione estrema e al declino delle campagne, all’invecchiamento progressivo della popolazione. Tutto ciò senza dimenticare i tifoni e i terremoti. In questo contesto, il periodo di stagnazione economica degli anni Novanta sembra quasi un’oasi di calma in questo folle periodo di sconvolgimenti occorsi negli ultimi due secoli.
Intervista a cura di Jean Derome