Presumo che tradurre dal giapponese in una lingua occidentale sia tutt’altro che semplice.
S. S. : È vero, specialmente quando traduce in italiano, che è una lingua molto specifica, mentre il giapponese può essere vaguo e ambiguo. L’inglese da questo punto di vista è un po’ una via di mezzo ed è anche più vicino al linguaggio dei manga. Non è un caso che tutte le nostre onomatopee derivano dai fumetti americani. Dall’altra parte ci sono frasi ed espressioni che i giapponesi usano in continuazione (ad esempio, yoroshiku onegai shimasu) ma che in Italia non diciamo mai. Fortunatamente gli amanti dei manga conoscono bene la cultura e le usanze giapponesi e imparano sempre volentieri nuove parole e idee, il che rende il mio lavoro un po’ più facile.
C’è un fumetto che hai trovato particolarmente difficile da tradurre?
S. S. : Ghost in the Shell mi ha fatta diventare matta. Tra l’altro è stata una sorta di battesimo del fuoco visto che è stata una delle prime cose che ho fatto per Kappa Magazine. L’autore, Shirow Masamune, fa molti riferimenti a Internet. Il problema è che all’epoca la maggior parte delle persone non sapeva nemmeno cosa fosse Internet. In simili condizioni come fai a tradurre una frase come “la Rete e vasta e infinita”?! Ho passato ore al telefono con un amico esperto di informatica a cercare di capire di che diavolo stesse parlando Shirow (ride). Poi ho dovuto inventare tutta una serie di neologismi sperando che fossero abbastanza simili ai termini originali.
In generale, però, il genere che trovo forse più difficile da tradurre è lo shojo manga perchè dopo poche pagine provo un desiderio irrefrenabile di strangolare la protagonista (ride). È possible che queste ragazzine debbano sempre tormentarsi per questo o quel problema?! Ma datevi una mossa! Hachi (una delle due protagoniste di Nana), ad esempio, mi ha fatto impazzire all’inizio. Fortunatamente il personaggio cresce nel corso della storia e alla fine ho imparato ad amarla.
In genere sei in contatto con l’autore che stai traducendo?
S. S. : No perchè l’editore è contrario a queste cose. È anche comprensibile perchè se un autore – soprattutto uno famoso tradotto in molte lingue – dovesse rispondere a tutte le domande dei traduttori finirebbe con il fare solo quello. In realtà è possibile, quando si tratta di una cosa veramente importante. Il problema è che la trafila è lunghissima: io sottopongo il problema al mio editor che a sua volta scrive alle persone che si occupano dei diritti d’autore. Poi loro contattano lo staff editoriale del manga. Ovviamente questi sono sempre occupati. Per farla breve, quando finalmente ricevo la risposta alla mia domanda, il libro tradotto è già sugli scaffali dei negozi. Meno male che alcuni editori pubblicano una guida dove si trovano un sacco di informazioni utili sulla storia e i personaggi.