In effetti, in quei tempi, si era creata un’interdipendenza tra i contadini e il settore politico. I primi facevano pressione, dalla primavera all’estate, sui secondi, per ottenere un aumento del prezzo del riso acquistato dal governo nel corso dell’anno. A Niigata, dove l’agricoltura ha sempre occupato un posto centrale, le organizzazioni rurali avevano un peso importante poiché erano in grado di mobilizzare fondi consistenti per sostenere i politici più inclini alle loro rivendicazioni. Potevano inoltre incitare gli elettori locali a sostenere coi loro voti i candidati che facevano prova di vicinanza alle loro istanze.
Questo spiega come mai Tanaka Kakuei abbia beneficiato per numerosi anni di una solida base elettorale nella prefettura. Bisogna dire che il sistema accordava un peso particolare ai rurali, il che spiega perché le richieste di sovvenzioni (condizioni climatiche sfavorevoli, infertilità dei terreni, ecc.) fossero molto spesso soddisfatte.
Questo dare-avere era una pratica che serviva gli interessi di entrambe le parti.
Tanaka Kakuei, così come il suo partito, il PLD, ne hanno approfittato per conservare il potere durante anni.
Ciò che ha permesso all’ex capo di governo di conservare una tale aura, è stato anche il suo impegno a favorire l’uscita dall’isolamento delle regioni giapponesi. Alla vigilia del primo choc petrolifero, pubblicò “La scommessa giapponese: costruire un nuovo Giappone” (Nippon rettô kaizô-ron), opera nella quale propone di rivedere l’organizzazione del paese in un momento in cui esso conosce numerose difficoltà (inquinamento, concentrazione urbana).
Il suo obbiettivo è quello di limitare l’esodo rurale che ha per conseguenza l’indebolimento economico delle regioni prive di grandi centri urbani. Per riuscirci, scommette sullo sviluppo di infrastrutture moderne di trasporto che permetteranno una riorganizzazione dell’industria. “È possibile trasformare il Giappone in un paese più ricco, meno inquinato e dotato di una migliore qualità di vita per gli abitanti, rispetto a quanto lo sia oggi. Per ottenere ciò, è necessario cambiare il corso della storia moderna che ha concentrato l’industria, la popolazione e la cultura nelle principali zone urbane, e spostare i poli di sviluppo verso i centri più esterni”, scrive.
In altri termini, vorrebbe alleggerire il Giappone della costa del Pacifico, il cosiddetto Omote Nihon, in favore dell’Ura Nihon, il Giappone affacciato sul mare del Giappone. Ai suoi occhi, Niigata, la sua terra natale, costituisce il luogo ideale perché le sue idee vengano concretizzate.
Cerca quindi di incoraggiare gli investimenti relativi alle infrastrutture. Parla volentieri dell’ “alba di una nuova era, quella dei treni-razzo”, i quali “potranno viaggiare a 500 km/h, ossia quasi due volte più veloci rispetto ai treni odierni”.