Il Giappone più discreto

I visitatori sono puntualmente accolti col sorriso come qui nel quartiere di Honchôdôri, a Niigata. / Eric Rechsteiner per Zoom Giappone


Se il suo progetto non è privo di senso, possiede tuttavia diversi limiti. Da un lato, Niigata è poco popolata e i costi per costruire soltanto la linea ad alta velocità di 270 km, esploderanno a causa del rilievo che rende i lavori estremamente complessi.
La popolazione non gli serberà tuttavia mai rancore, così come non terrà conto del suo coinvolgimento nello scandalo Lockheed che lo obbligherà a lasciare il ruolo di Primo Ministro e gli varrà, dieci anni più tardi, una condanna a quattro anni di prigione.
Ancora oggi rimane per la maggior parte di abitanti di Niigata, l’uomo politico di cui vanno più fieri. Sentimento comprensibile, visto che, nel corso degli anni e delle riforme del sistema elettorale, hanno via via perso la loro influenza sulla vita politica. Il mercato del riso, di cui si facevano i paladini più accaniti, si è aperto alle produzioni straniere mentre i loro suffragi pesano ormai quanto quelli dei cittadini. Visto che sono meno numerosi di quest’ultimi, non sono più in grado di difendere con vigore i loro interessi. Il PLD non ha più bisogno dei contadini per conservare il potere da quando gli elettori urbani delusi dall’opposizione votano per il partito dell’ordine costituito. Tanaka Kakuei conserva una buona immagine, nonostante la sua “scommessa” sia fallita. Il paese è certamente più ricco e meno inquinato rispetto agli anni Sessanta e Settanta, ma il disequilibrio tra le zone urbane e quelle rurali non è stato riassorbito, anzi, si è rafforzato sotto l’effetto di una demografia capricciosa.
Come ricordava il quotidiano locale Niigata Nippô a gennaio, in una serie di articoli graziosamente intitolati “300 km di contrasti” (Sanbyaku kilo no kontorasuto) a proposito della frattura tutt’oggi esistente tra la capitale e questa regione, la prefettura di Niigata subisce più che altrove le conseguenze del declino demografico.
Con il 14,7% di abitazioni vuote, ossia abbandonate dopo il decesso degli ultimi abitanti, supera di un punto la media nazionale (13,6%) e di ben 4 punti la situazione della capitale. Il fattore più grave è che la tendenza cresce in maniera esponenziale da circa cinque anni, mentre si stabilizza a livello nazionale e rallenta a Tôkyô. Questa triste constatazione mette in luce il fallimento della politica di governo in favore di una valorizzazione delle regioni rurali ed è naturalmente un peccato.