Nel cuore della provincia di Wakasa, Obama incarna il Giappone ancestrale grazie a una cultura e a tradizioni perfettamente preservate.
Il mio rimpianto sarà quello di non aver avuto il tempo di visitare la città che porta il mio nome!”, dichiarava Barack Obama, l’ex presidente americano, durante il suo viaggio a Hiroshima, l’estate scorsa. Il mondo intero sentiva così parlare per la prima volta della modesta cittadina della prefettura di Fukui. Nonostante l’anonimato in cui è stata relegata, Obama è una di quelle città giapponesi autentiche, profondamente sincere, dove il legame con la natura è evidente e forgia il quotidiano dei 30.000 abitanti. La città inoltre è depositaria di un ricco passato storico capace di illustrare a meraviglia la vita ai tempi in cui Tokyo (Edo) non era ancora la capitale del Giappone.
Situata a nord di Kyoto, è effettivamente in questa cittadina che si è scritta una parte essenziale della storia giapponese. Obama era allora soprannominata la “Nara dei mari”, poiché presentava tutte le ricchezze e le bellezze dell’antica capitale, e in più era adagiata sulle belle rive del mare del Giappone. Isolata, protetta tra le montagne e il litorale, Obama è diventata una vera città solo a partire dal 1951, dopo essere stata disabitata per decenni. Nei secoli passati, rappresentava soprattutto un eccezionale porto naturale che permetteva di intensificare gli scambi con la Cina prima e la Corea poi. Un’autentica porta d’ingresso per il Giappone, e il capolinea estremo della Via della Seta.