Cinquant’anni dopo la sua uscita, Si vive solo due volte offre interessanti istantanee d’epoca del Paese.
Il giugno del 1967 fu un periodo particolarmente caldo e agitato. La gente scoprì con stupore che Israele era uscita vittoriosa dal confronto bellico con l’Egitto, la Siria e la Giordania durante la guerra dei Sei Giorni. Intanto, la Cina aveva testato la sua prima bomba a idrogeno e le manifestazioni in strada a Berlino Ovest contro la visita dello Shah d’Iran avevano attirato folle gigantesche e causato la morte di uno studente ucciso dalla polizia. I Beatles tentavano di rassicurare il mondo, ricordando via satellite, grazie alla televisione, che tutti avevano bisogno d’amore. La canzone All you need is love invadeva gli schermi. Ma se davvero si voleva sfuggire al clima torrido internazionale, la cosa più semplice era rifugiarsi in un cinema per godersi l’ultimo film di James Bond, Si vive solo due volte.
A quel tempo, l’esotismo giapponese era in voga: così come i film di 007, il Paese delle arti marziali e delle geisha attirava l’attenzione del pubblico. I Giochi Olimpici di Tokyo nel1964 avevano riposizionato il Giappone sulla carta mondiale, rimettendo sotto i riflettori il suo mix di tradizioni antiche e raffinate e la sua tecnologia all’avanguardia. Il Paese nipponico aveva molto da offrire (lo stesso Fleming, creatore del personaggio di 007, nel suo romanzo consacrò molte pagine alla cultura giapponese) al punto che, contrariamente ad altri lungometraggi della serie che si svolgono in diversi punti del globo, i produttori di Si vive solo due volte decisero di girare praticamente tutto il film nell’arcipelago. Il film stesso riflette il coacervo giapponese di modernità sofisticata, tradizioni culturali e bellezze naturali. La storia comincia a Tokyo con una rapida panoramica sul quartiere di Ginza di notte, con il globo Morinaga oggi scomparso e una donna in kimono che sale su un tuk-tuk. Il raffinato quartiere commerciale è dipinto nel modo più glamour possibile. James Bond entra in un edificio in una via laterale e si ritrova improvvisamente negli spogliatoi del Kokugikan (la sala nazionale di sumo che, all’epoca, si trovava a Kuramae, a otto chilometri a nord-est di Ginza) dove fa la conoscenza dello yokozuna (grande campione) Sadanoyama, che interpreta se stesso. Dopo aver ottenuto un biglietto gratuito da parte di Sadanoyama, Bond rimane ad assistere per un po’ al combattimento, facendo così scoprire al mondo intero come due giganteschi individui si muovano all’interno di un cerchio.