Storia : L’incredibile avventura della Ghibli

Alcuni fra i film che hanno permesso allo studio Ghibli di diventare il riferimento assoluto nel mondo dell’animazione giapponese. / Jérémie Souteyrat per Zoom Giappone

Il record sarà tuttavia battuto dal film successivo, La città incantata, uscito nel 2001 e che trae probabilmente ispirazione dal mondo singolare del mangaka Umezu Kazuo e dal poema Il treno di notte sulla via lattea di Miyazawa Kenji (1927). Questo film valse a Miyazaki l’Orso d’oro al prestigioso festival di Berlino, e l’Oscar per il miglior film d’animazione nel 2003.
Durante la presentazione ufficiale del film, il regista sconvolge il pubblico annunciando che La città incantata sarà il suo ultimo lungometraggio. Sebbene si tratti dell’ennesimo annuncio di un ritiro – ne aveva già espresso uno dopo l’uscita della Principessa Mononoke – la questione su chi sostituirà Miyazaki ala guida dello studio Ghibli si pone in maniera severa. Per questa ragione lo studio moltiplica le produzioni realizzate da altri, quali I racconti di Terramare (2006), creato dal figlio di Miyazaki, Goro, o ancora Arrietty, il mondo segreto sotto il pavimento, realizzato da Yonebayashi Hiromasa, e infine La collina dei papaveri, altra opera di Goro Miyazaki.
Nel 2013, Ghibli presenta nuovamente due film firmati Miyazaki e Takahata. Quello del primo, Si alza il vento, annuncia la fine di un’epoca. Si avverte che Miyazaki ha inserito tutto ciò che desiderava disegnare in quest’opera, prime di terminare la sua carriera. Dopo aver visionato il film, confida a Suzuki Toshio di volersi ritirare e la sua volontà viene ufficializzata nel corso di una conferenza stampa. Takahata non fa dichiarazioni simili, ma si capisce che produrre film d’animazione alla sua età, – 81 anni – non sia più cosa facile. Comincia così una lunga pausa.
Nel 2016 il silenzio è momentaneamente interrotto da La tartaruga rossa, realizzato dall’olandese Michael Dudok de Wit. Narrando una storia piuttosto classica – un uomo naufragato su un’isola deserta – il film riesce a dar vita a una raffinata osmosi fra le due culture, la giapponese e l’europea. È la prima volta che lo studio Ghibli affida la produzione di un film a un regista straniero, ma «Takahata e Miyazaki, che ho potuto conoscere grazie al film, non tenevano particolarmente al fatto che la mia opera fosse impregnata di cultura giapponese», ricorda Dudok de Wit. «Mi sono ispirato comunque a Kwaidan di Lafcadio Hearn».
La questione del successore alla guida di Ghibli resta in sospeso. Suzuki Toshio evoca, scherzando, il nome di Anno Hideaki, ex collaboratore dello studio e regista della serie Neon Genesis Evangelion (1995-1996), mentre la stampa giapponese e i critici designano – fra gli altri – Shinkai Makoto e Hosoda Mamoru. Nel frattempo, quasi facesse fatica a contenere la sua passione per l’animazione, il settantacinquenne Miyazaki ha dichiarato a metà novembre davanti alle telecamere della tv pubblica NHK, che probabilmente tornerà al lavoro con un nuovo lungometraggio. Nessuno per ora sa quale sarà la sorte del progetto presentato a Suzuki ma, se tutto procede come previsto, il film uscirà nel 2019.

Yagishita Yuta