Buono a sapersi Le donne in difesa del vino giapponese

Le donne appassionate di vini giapponesi portano la loro energia in ciascuna delle tappe di promozione di questo nettare ancora poco conosciuto.
Innanzitutto le produttrici. Il settore del vino in Giappone ha potuto beneficiare della presenza di donne estremamente attive e la lista di quelle che realizzano un lavoro ammirevole è notevolmente lunga. Presso Takeda Winery nella prefettura di Yamagata, è Kishidaira Noriko che, dopo quattro anni di formazione in Francia, ha ripreso il vigneto di famiglia, piantato settant’anni fa. Ikeno Mie, responsabile della tenuta vinicola Domaine Mie Ikeno, ha lasciato il suo lavoro di editrice per continuare gli studi a Montpellier e ottenere un diploma di vinificazione.
Al suo ritorno in patria, ha deciso di creare la sua tenuta a Yamanashi, e produrre dei vini prodotti unicamente dalle uve delle sue vigne, decisione ancora rara all’epoca.
Takano Hiroko che lavora come responsabile della vinificazione presso Fujikko Winery, ha invece ricevuto la sua formazione da Asai Usuke, e ha contribuito notevolmente a migliorare la qualità di questo vigneto gestito da una società agro-alimentare.
Misawa Ayano di Chûô Budôshu Grace Wine, ha studiato in Francia, in Cile, in Sudafrica e ha creato una cuvée prodotta a partire da un vitigno endemico, il Kôshû, che ha ottenuto il primo premio al concorso internazionale Decanter World Wine Award.
Perché un buon prodotto passi fra buone mani, è necessario avere delle persone capaci di promuovere le sue qualità presso un vasto pubblico:
Katori Miyuki, è LA giornalista specializzata nei vini, soprattutto giapponesi. Ha pubblicato diversi libri sul tema (guide, ritratti di produttori, libri di ricette che si accordano alle cuvée nipponiche, ecc.) e ha largamente contribuito alla popolarità di questo settore per troppo tempo sconosciuto ai più.
Kakimoto Reiko, ugualmente giornalista e appassionata di vini giapponesi da molto tempo, ha non soltanto scritto articoli, ma organizza personalmente e regolarmente delle visite presso piccoli produttori, o delle degustazioni koppu no kai (letteralmente: serata dei bicchierini). L’obiettivo è quello di rendere i vini più famigliari, la giornalista propone dunque di degustarli in bicchieri senza gambo. Reiko sostiene i piccoli produttori che non hanno i mezzi per occuparsi di una comunicazione efficiente da soli.
Infine, per essere davvero una buona consigliera e una efficace ambasciatrice di questi vini, non mi resta che confidarvi un segreto e trasmettervi l’indirizzo di un luogo discreto quanto delizioso e traboccante umanità, come se ne trovano sovente a Kyôto.
Tasuku (1F Yontomikaikan, 615 Nishidaimonji-chô, Tominokôji Shijô Agaru Chûkyô-ku, Kyôto 604-8054), è il nome di un bar specializzato nei vini giapponesi, nascosto in un quartiere che ricorda il Giappone degli anni 50-60. Il mini-bancone da otto persone, sovente pieno, è gestito da un’autentica appassionata di vini di Yamanashi, Ikenishi Yuka. Si può degustare qui una bella selezione di bottiglie con un assortimento di stuzzichini preparati dalla proprietaria stessa. Un luogo privilegiato per penetrare nell’universo del vino giapponese.
S. R.