Shinjuku 1968 – 2018

Shinjuku nel 1968 vista da Watanabe Hitomi nel suo libro 1968 Shinjuku (ed. Machikarasha). / Watanabe Hitomi

Appena cinquant’anni fa il celebre quartiere di Tokyo era conosciuto come uno dei luoghi più effervescenti di tutto il Paese.

Non sono foto di ieri, ma immagini di oggi” Il motto del celebre fotografo Araki Nobuyoshi appare su un banner che raccoglie i clichés composti da Watanabe Hitomi. Pubblicato nel 2014 dal piccolo editore Machikarasha, quest’opera passata quasi in sordina costituisce una testimonianza importante di quello che il Giappone stava vivendo e rappresenta insieme il riflesso di ciò che il quartiere di Shinjuku è diventato. Semplicemente intitolata 1968 Shinjuku, l’opera ci permette di comprendere fino a che punto il quartiere di Tokyo sia stato al centro di un fermento culturale senza precedenti, dandoci anche l’occasione di immergerci completamente in un’atmosfera che resta immutata da cinquant’anni. Shinjuku resta un luogo evocativo della megalopoli nipponica, nonostante sul piano dell’offerta e del fermento culturale ci si debba spostare un po’ più a ovest, verso Nakano, così da ritrovarne l’atmosfera che vi regnava.
Mentre a Parigi stava nascendo quello che è passato alla storia come il Maggio 1968, Tokyo era al centro di un vasto movimento di agitazione cominciato circa una decina d’anni prima.
“Credo che avessimo una rabbia in noi in quell’epoca storica, eravamo in rivolta contro la generazione dei nostri genitori” dice il mangaka Sasaki Maki (vedi p. 28) che si raccontava nel 1968 con opere, come da lui specificato, piene di “rabbia”. “Anche se mi divertivo e sperimentavo, in fondo ero arrabbiato”, dichiara in un’intervista che è parte della raccolta delle sue opere Charivari! pubblicata recentemente in Francia da Le Lézard noir.
Oltre alla questione legata all’aumento delle tasse universitarie e al rinnovo del Trattato di sicurezza nippo-americano (buona parte delle forze militari USA transitavano dalle basi situate sul territorio giapponese) che fa scendere milioni di persone per le strade all’inizio del decennio, la guerra in Vietnam alla quale il Giappone partecipa indirettamente e una nuova coscienza ambientalista alimentano la collera, evocata dal disegnatore e comune anche ad altri giovani dell’epoca.
Se Parigi e le sue barricate sono diventate i simboli mondiali della rivolta che conquista il cuore della gioventù nata dopo la Seconda Guerra Mondiale, sarebbe un torto non soffermarsi su esperienze altrettanto significative, a oltre 10000 chilometri di distanza. È la ragione per la quale alla vigilia della celebrazione del Maggio 1968, volevamo mettere l’accento su Shinjuku attraverso le testimonianze di coloro che ci avevano passato la maggiorparte del loro tempo e che l’avevano vista evolvere. Un luogo di memoria in continuo movimento. Un luogo di cui è doveroso ricordare il ruolo cruciale nella storia contemporanea del Giappone. Solo così possiamo comprendere a fondo i cambiamenti sociali e culturali avvenuti nel Paese nel successivo mezzo secolo.
Odaira Namihei