Tendenze : Raccontare il gusto dei sakè

Nel suo libro O-sake no jikan, Kanki Kanako propone diversi abbinamenti tra portate e sakè. / DR


Kanki Kanako afferma che l’aroma più apprezzato in questo momento tra i giovani appassionati di sakè ricorda quello dello yogurt o del vino rosso, del burro rancido, un tempo chiamato dagli esperti di sakè “odore di aria ferma” o “ odore di vomito”. Lei stessa ha vissuto l’esperienza di amare un sapore che per molto tempo non era riuscita a descrivere a parole. Soltanto una volta che le fu detto che sapeva di noce la celebre editrice ha potuto identificarlo e amarlo. A suo parere, la parola non aiuta soltanto a differenziare un gusto da un altro, ma anche a influenzare la nostra percezione e dunque l’apprezzamento dello stesso. Nell’ultimo mook (una fusione tra magazine e book) che ha pubblicato, interamente consacrato al sakè, appare chiaramente il suo tentativo di descrizione a parole. Oltre agli articoli scritti dai giornalisti infatti, c’è un’inchiesta che Kanki Kanako ha condotto presso i negozi di alcolici al fine di conoscere le bevande migliori per l’accompagnamento di piatti a base di pesce. Ha domandato inoltre ad alcuni cuochi quali piatti potrebbero abbinarsi bene con diversi tipi di sakè. In un altro articolo domanda al gestore di un bistrot di descrivere una bevanda con l’aiuto di una metafora, paragonandola a una donna o un uomo (“ nobile e discreta, di giovinezza dinamica, di attrazione irresistibile, il tipo di ragazza che si può presentare a tutti, oppure, l’uomo un po’ stanco il cui pull di maglia fatto a mano è l’unica risorsa del suo fascino”). La giornalista freelance ha anche consacrato una lunga riflessione di sedici pagine alla parola karakuchi (letteralmente “salato, piccante”, ma utilizzata come sinonimo di “secco”): questo significherebbe che è molto alcolico, poco zuccherato, leggero, metallico? Si chiede. I suoi articoli, accessibili al grande pubblico e piacevoli da leggere, possono anche essere considerate manuali di espressioni per descrivere il gusto; i lettori non scoprono soltanto la possibilità di esprimere uno stesso sapore in modi differenti, ma gli esperti del settore, come i venditori di alcolici o i cuochi che intervista, sono costretti a raccontare con le proprie parole il gusto del sakè che stanno bevendo o che amano. Pare che Kanki Kanako viva come una missione quella di arricchire il mondo del sakè attraverso le parole.

La sua ricerca non si limita al giapponese, ma ha anche tentato di estenderla all’inglese. / DR


Il desiderio di questa dinamica giapponese di trasmettere l’arte di descrivere i sapori non si limita all’utilizzo del giapponese. In uno dei suoi mook, Kanki Kanako ha anche introdotto una dozzina di pagine con espressioni in inglese, concentrandosi su alcune parole chiave come “vivido, grano fine (in fotografia), astringente, respirazione profonda, marshmellow, penetrante, chiaro, legnoso”e dichiara che, fino ad ora, l’ambiente del sakè si è spesso servito del lessico del vino per rendere comprensibili certi sapori. Tuttavia al giorno d’oggi, dato che sta crescendo notevolmente il numero di stranieri che si interessano all’universo del sakè per conoscerlo di più, sarebbe arrivato il momento di creare un lessico e delle espressioni specifici al fine di apprezzare meglio e di riconoscere dei sapori ai quali, senza dubbio, non è riconosciuto il giusto valore. E’ necessario cosi’ disegnare con più precisione e sottigliezza questo affascinante mondo di sapori.
Sekiguchi Ryoko