La lettura di questo fumetto è interessante proprio per il suo sguardo sul cambiamento dei costumi nella società nipponica: se un tempo bere da solo al bancone un bicchiere di saké era quasi impensabile, essendo contrario allo spirito giapponese della convivialità e della condivisione, ora non è più così inusuale. I protagonisti di questa serie lo fanno abitualmente anche se vorrebbero avere uno scambio relazionale con gli altri, ma non riescono. La scena in cui il protagonista decide di lasciare la città con le sue dosi di sakè da quattro soldi, acquistate ai distributori automatici di bevande, ben illustra la desolazione e la sconfitta umana. Il suo comportamento infastidisce i vicini, fino a quando un uomo più anziano non comprende la sua solitudine e inizia a comunicare con lui. Con i suoi quarantatré volumi già pubblicati, le avventure di Iwama Sôtatsu hanno conquistato un vasto pubblico, soprattutto maschile, che ben si ritrova in questo personaggio, simbolo della disillusione del Giappone contemporaneo.
Altri manga con protagonista il sakè prendono come punto di vista non quello dei consumatori ma quello dei produttori, il primo tra di essi è stato Natsuko no sakè, sempre purtroppo inedito in Italia, di Oze Akira, pubblicato per la prima volta tra il 1988 e il 1991 nella nota rivista giapponese di manga Weekly Morning. La serie affronta le difficoltà incontrate dagli agricoltori e i produttori di nihonshu, portando l’attenzione sulle difficoltà di questo mondo attraverso le vicende di una donna che cerca di farsi strada in un ambiente prettamente maschile. La protagonista, Saeki Natsuko, lascia il suo lavoro di pubblicitaria per rilevare la fabbrica di sakè di famiglia, in seguito alla malattia del fratello. Questo aveva il sogno di realizzare il migliore sakè del Giappone grazie ad una varietà di riso speciale, il Tatsunokishi. Per riuscirci la giovane donna dovrà affrontare molte dure prove. La serie, che ha visto un fortunato adattamento televisivo, tratta inoltre il delicato tema della depressione delle campagne, caro a Oze Akira, che ne scriverà nuovamente anche nella serie
Kurôdo (pubblicata in Giappone tra il 2006 e il 2009 in Big Comic Original). La vicenda si svolge nella prefettura di Shimane, una delle regioni più colpite dall’invecchiamento della popolazione e narra di come un americano con una discendenza giapponese, Claude Buttermaker, cerchi di dare nuova vita alla fabbrica dei suoi antenati. La barriera linguistica (Claude non parla giapponese e i suoi interlocutori masticano appena l’inglese) e le difficoltà amministrative non gli impediscono però di avanzare nei suoi ambiziosi progetti, anche grazie alla complicità di nuovi amici nipponici. Un aspetto interessante di questo manga è la meticolosa descrizione del lavoro del mastro produttore di sakè. Oze Akira guida il lettore con ammirazione in questi luoghi in cui si perpetuano riti e savoir faire antichi, grazie al lavoro di persone appassionate che da semplici ingredienti riescono a produrre una bevanda tanto sofisticata. La scelta della prefettura di Shimane è legata anche al fatto che è lì che si trova Izumo, uno dei bastioni della religione scintoista, per la quale il sakè è la bevanda sacra degli dei.
Odaira Namihei