Corradi e Di Bona stilano un catalogo assolutamente personale di tutti i mecha protagonisti degli anni ‘80.
Certe date non si scordano mai. Per me, una di queste date fatidiche è il 4 aprile 1978.
All’epoca avevo 14 anni e le mie due grandi passioni erano la lettura – inclusi i fumetti – e la televisione. La sera del 4 aprile, in attesa che la cena fosse pronta, stavo smanettando come al solito sui pochi canali televisivi dell’epoca quando, alle 18:45, comparve sullo schermo un gigantesco robot con in mano quella che poi avrei saputo si chiamava “alabarda spaziale”.
Atlas UFO Robot non era un cartone animato come gli altri. Innanzitutto veniva dal Giappone, un paese di cui conoscevo ben poco. E poi la storia – e il modo di raccontarla – erano a dir poco alieni alla tradizione occidentale. Ne rimasi allo stesso tempo scioccato e affascinato. Decisi immediatamente che quella era una serie che non potevo assolutamente perdere.
Ma c’era un problema: a casa mia cenevamo alle 7:00, in cucina, mentre la TV era in salotto. Un episodio durava una mezz’oretta, quindi non avrei potuto vederlo fino alla fine. Che fare?
Io sono sempre stato un bambino ubbidiente ma in quell’occasione mi impuntai e dissi che da quel momento in poi avrei cenato da solo in soggiorno perchè mai e poi mai avrei poputo fare a meno della mia dose quotidiana di super robot.
Devo confessare che Goldrake – il mecha in questione – è stato il mio primo e unico amore. Altri appassionati di anime sono poi passati a Mazinga, Jeeg e Gundam ma io mi sono fermato lì. Nessuno avrebbe potuto sorpassare la perfezione di Goldrake. Quando, molti anni dopo, mi sono trasferito a Tôkyô e ho scoperto che Grendizer (questo il suo nome originale) era un robot marginale e in Giappone quasi nessuno se lo ricordava, non ci volevo credere.
Tutto questo lungo preambolo per dire che Roberto Corradi (poliedrico creativo che sa anche fare il pandoro) e il disegnatore e fumettista Maurizio Di Bona (alias The Hand) hanno fatto un lavoro eccellente, e che considero È tutto un manga manga un libro indispensabile per chi ama i mecha e, più in generale, gli anime e la cultura pop giapponese. In questa divertente “enciclopedia robottonica” sono elencati, descritti, a volte anche presi simpaticamente per i fondelli (Goldrake è l’unico robot “ad avere due coppie di banane infilate ai lati della testa”), trentuno robot giapponesi. Stranamente, fra i tanti robottoni maggiori e minori manca Evangelion, che ha segnato un’epoca nell’evoluzione del genere e che oggi è di gran lunga il più famoso dell’allegra Armata Brancaleone catalogata su queste pagine. Ma come scrive Corradi nell’introduzione, il libro si ferma alla fine degli anni ’80 – l’epoca d’oro dei super robot – e non è assolutamente una bibbia per completisti, tuttologi e sapientoni. Intendiamoci, le informazioni che troverete sono tutte vere ma, come sottolinea Corradi, vengono “amministrate con la disinvolta superficialità con cui all’epoca si potevano vedere i cartoni animati”.
Ed è per questo – mi sia consentita questa coda un po’ polemica – che i libri sono ancora importanti. Se vi interessa solo sapere quanto è alto Gundam, chi pilota Mazinga o di quali accessori è dotato Daitarn, potete trovare tutte le informazioni su internet. Ma solo in un’opera d’autore trovarete dei gioiellini come questo: “Daltanious di faccia non è un granché , il corpo è imponente ma i lineamenti sono di uno che lavora in una ferramenta e soprattutto la testa è piccola, molto piccola e con delle antenne che sembrano quelle delle limousine americane di un tempo”. Per non parlare del sempre ottimo Di Bona e della sua mano d’oro (The Hand!), i cui disegni aggiungono un ulteriore livello di lettura e di goduria.
Gianni Simone
Informazioni pratiche
È tutto un manga manga, Di Roberto Corradi e The Hand. EF Edizioni, 2020
150 pagine, €15.00.