Le due antiche capitali imperiali vantano numerosi siti storici e una solida tradizione gastronomica.
Nara e Kyoto rappresentano destinazioni imperdibili per chi viaggia in Giappone; le due antiche capitali imperiali nascondono innumerevoli tesori. I templi, i santuari, i giardini zen e gli edifici storici sono in gran numero e le pagine delle guide turistiche vantano il fascino e l’importanza di questi monumenti da vedere assolutamente.
Il celebre Padiglione d’Oro o lo straordinario Kiyomizu-dera a Kyoto non mancano di attrattive, così come il Todai-ji o il Kasuga-taisha a Nara, e non è possibile passare attraverso queste due città, che hanno avuto un ruolo cruciale nella storia del Giappone, senza fare una sosta in questi luoghi così carichi di significato. Oltre alle ricchezze architettoniche e storiche, le due città dispongono di altre attrattive che non lasceranno indifferenti gli esploratori del gusto. Così come i turisti italiani e francesi si avventurano lungo le vie dei vini in Europa per scoprire i vitigni e le cucine regionali, è possibile in Giappone intraprendere un viaggio a Kyoto e a Nara seguendo la stessa idea. Le due città costituiscono due bastioni della gastronomia nipponica e propongono una cucina ricca e varia quanto la storia inscritta nei numerosi monumenti. Inoltre, i due centri nascondono diversi produttori di sakè, bevanda degli dei che si sposa benissimo con i piatti saporiti serviti negli innumerevoli ristoranti presenti nelle città storiche.
Per cominciare questo itinerario storico-gastronomico, prendiamo la direzione di “Nara dai colori squillanti, come i fiori che si aprono profumati, nel pieno della sua beltà”, così come è descritta in questo poema del Man’yoshu, la prima antologia di poesia giapponese risalente all’VIII secolo. Capitale imperiale dal 710 al 784, Nara ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo di certi elementi caratteristici della cultura giapponese, il sakè in particolare. Basta recarsi al tempio di Shoraku-ji, fondato nel 989, per rendersene conto. Qui i monaci buddisti hanno messo a punto il primo moto, ovvero l’elemento senza il quale la fermentazione non può cominciare. Prima di entrare in questo piccolo complesso monastico che occupava un tempo un vasto territorio, il visitatore si trova di fronte una stele su cui sta scritto che questo è il luogo dove è nato il sakè. “Disponiamo di un’acqua purissima. Questo ha contribuito allo sviluppo della produzione di sakè”, racconta Ohara Koshin, direttore del tempio. Questo legame con l’universo religioso non è sorprendente poiché il sakè era prima di tutto una bevanda sacra all’epoca. La sua consumazione serviva al tempo stesso a relazionarsi con la dimensione divina e a tessere legami sociali. Il sakè occupava uno spazio fondamentale nei riti, i quali rappresentavano a loro volta la ragion d’essere dello Stato. Ai giorni nostri, la consumazione di questa bevanda ha oltrepassato le frontiere del sacro anche se rimane intimamente legata alle numerose cerimonie rituali che si svolgono in diversi momenti dell’anno.
“Per contribuire alla rivitalizzazione della città, in questi ultimi anni abbiamo investito parecchio nella ricerca degli elementi che ci avevano permesso di essere dei precursori. Abbiamo raggiunto importanti obiettivi e forniamo il nostro moto a nove produttori locali”, confida il monaco, orgoglioso di presentare qualche bottiglia in vendita sul posto.
“Se il buon senso, per rispetto verso i religiosi, non autorizza che si gusti un po’ di questo nettare delizioso contemplando il magnifico giardino dello Shoraku-ji, è al contrario possibile e addirittura consigliato stappare una buona bottiglia di sakè e approfittare pienamente della comunione con la natura se trascorrerete la notte nel magnifico albergo Tsukihi-tei, situato a dieci minuti appena dal santuario Kasuga-taisha e dal tempio Todai-ji. Costruito nel 1903 per accogliere gli ospiti del governatore della prefettura di Nara, questo albergo si trova in una zona sacra. Viene servita una cucina raffinata e le camere in stile giapponese – ce ne sono soltanto tre – offrono una splendida vista sulla foresta di Kasugayama, iscritta nel Patrimonio mondiale dell’Umanità.
Se siete tentati dall’idea di passare la notte in un luogo isolato dall’agitazione del centro, potete poi optare per il Mikasa, un hotel sulla collina che domina la città imperiale con una vista impareggiabile sul Todaj-ji. Alcune camere, ce ne sono sia in stile giapponese che occidentale, propongono dei bagni termali all’esterno (rotenburo). Per quanto riguarda il lato gastronomico, il Mikasa mantiene l’alto livello della struttura e i gourmet saranno più che soddisfatti, in particolare durante la cena, dopo una lunga passeggiata nella città. Poter rilassarsi in un bagno caldo, indossare uno yukata (kimono leggero in cotone) e così vestiti recarsi a cena è una delle piacevoli possibilità offerte dal Misaka, a differenza della maggior parte degli altri hotel dagli standard più classici.
Fra i numerosi siti che bisogna assolutamente visitare in quest’antica città figura senza dubbio il Nara-machi, ovvero il centro antico. L’intreccio di stradine riserva una miniera di soprese. Gli edifici costruiti nelle diverse epoche storiche celano ogni tipo di commercio, dalle farmacie tradizionali ai droghieri, passando poi per l’incredibile ufficio postale in cemento di Nara Gango-ji, in prossimità del tempio omonimo. Questi luoghi sono permeati di fascino e, se il bel tempo è dalla vostra parte, trascorrerete ore a fotografare ogni angolo.
Per saperne di più su questo quartiere, l’appuntamento è alla Naramachi Nigiwai no ie, un edificio destinato al commercio costruito nel 1917 e perfettamente conservato, visitabile tutto l’anno. Oltre a un meraviglioso giardino e a belle stanze in tatami, questa splendida costruzione dispone di una cucina tradizionale (kamado) dove è possibile gustare del riso cucinato secondo tecniche ancestrali e seguire corsi di cucina. Non è un semplice museo. La Naramachi Nigiwai no ie è un centro di promozione della cultura locale, vi vengono organizzate conferenze, corsi, concerti e altri eventi. Non lontano si trova il Shika no fune, un piccolo complesso turistico creato da un antico magazzino trasformato in galleria d’arte, da una casa di inizio Novecento cui si può accedere per consultare dei libri o assistere a conferenze, di un ristorante dall’architettura contemporanea ma dove vengono preparati piatti a base di ricette antiche e infine di un caffè dove fare una sosta piacevole in un ambiente moderno.
Per il suo ideatore, che lavora in stretto contatto con la municipalità, questo centro rappresenta un nuovo modo di avvicinarsi ai turisti e di far loro scoprire in un unico posto diversi aspetti della città. A capo della società Kurumi no ki, gestore del complesso Shika no fune, Kubo Toshihiro è convinto che questa nuova forma di servizio permetterà alla sua città di attirare un numero maggiore di visitatori, sfruttando al massimo il potenziale turistico del luogo.