Quando si lancia in un nuovo progetto, cosa la entusiasma maggiormente?
H. M.: L’animazione si basa sul lavoro di squadra. Tutti contribuiscono alle diverse fasi della produzione cinematografica, ma il momento più forte è quando si mettono insieme tutte le immagini originali e le si trasforma in una scena completa. Ogni volta che arriva questo istante, ogni volta che la storia che ho pianificato si anima grazie alle competenze e alla sensibilità dei miei collaboratori, provo dei brividi lungo la schiena.
Poco dopo il conseguimento del diploma, ha cominciato a lavorare per la Toei Animation. Fa questo mestiere da molti anni dunque. Secondo il suo parere, quale evoluzione ha subito il mondo dell’animazione?
H. M.: Quando ho cominciato, l’animazione giapponese non era così popolare all’estero. È soprattutto grazie a Miyazaki e allo studio Ghibli che altri Paesi hanno cominciato ad apprezzare il nostro lavoro. Inoltre, quando sono entrato alla Toei, l’animazione era ancora completamente basata sulla produzione analogica. Il digitale è arrivato molto dopo ed è stato senza dubbio un enorme cambiamento. Detto questo, malgrado tutti i progressi tecnologici, ancora oggi fare un film è sinonimo di grandi sfide: la ricerca di personale qualificato per lavorare su ciascun progetto, rispettare il budget prefissato e il calendario della produzione. Il metodo per girare un film non ha subito, in fondo, cambiamenti capitali.
A proposito di sfide, il momento sembra propizio per l’animazione giapponese. Eppure, molti studios sono in difficoltà a causa della mancanza di fondi e altre ragioni. Perché?
H. M.: Penso che le società giapponesi dovrebbero cambiare la loro visione della produzione di anime. Dovrebbero rendersi conto che è necessario rivolgersi maggiormente al pubblico straniero. Sfortunatamente, troppi studios preferiscono rivolgersi al nocciolo duro dei fan locali, perdendo così l’opportunità di far conoscere la produzione all’estero. Un altro problema è il pirataggio. Internet trabocca di film e intere serie scaricate illegalmente, vi si può accedere gratuitamente. Questo nuoce evidentemente alla nostra attività e il problema non si limita al mondo dell’animazione. Se per i fan è una chance, per coloro che guadagnano da vivere grazie al loro lavoro creativo, il fenomeno rappresenta un grave problema.
I disegnatori sembrano essere di umore pessimo in questi tempi, almeno a giudicare dai commenti che molti hanno pubblicato sul web. Che si può fare per risolvere la situazione?
H. M.: Posso capire queste reazioni. Quando ho cominciato da giovane a lavorare come disegnatore di anime, le difficoltà erano parecchie. Penso tuttavia che quando si tratta di un’attività creativa, come la musica o l’arte, tutti passano attraverso questa fase. Poi, a poco a poco, quelli che possiedono un autentico talento emergono. Aldilà delle questioni finanziarie, dobbiamo sviluppare un sistema capace di alimentare questi talenti. Se non facciamo qualcosa adesso, rischiamo di non trovare più persone qualificate. Personalmente, amo lavorare con un nucleo di collaboratori di fiducia, ma al tempo stesso, cerco di aggiungere ogni volta qualche volto nuovo, che siano autori, disegnatori o attori per le voci.
Il ragazzo e la bestia è stato più difficile da realizzare rispetto ai film precedenti?
H. M.: Sì, soprattutto a causa delle numerose scene d’azione. Come potete dedurre dai film che ho fatto, amo i drammi e i film d’azione. Fino ad ora, la sola storia con un certo grado d’azione era stata Summer Wars, ma con Il ragazzo e la Bestia ho voluto tentare qualcosa di diverso, ho provato a trattare ogni scena d’azione in maniera differente. Il compito si è rivelato particolarmente difficile, ma sono molto soddisfatto del risultato.
Intervista realizzata da J. D.