Fan di manga, l’italiana Caterina Rocchi è riuscita a trasformare la sua passione in lavoro, nella sua città natale: Lucca.
Lucca è una delle più belle città della Toscana. Le sue mura rinascimentali ancora intatte circondano uno dei centri storici meglio conservati d’Italia, dove il tempo sembra essersi fermato. Se però ci si sposta sulle colline a circa dieci minuti dal centro si scopre un tipo di attrazione ben diversa: CasaManga. È qui che la fumettista Caterina Rocchi dirige la Lucca Manga School (www.luccamangaschool.com). Con il prezioso aiuto della sua famiglia, Caterina sta progressivamente trasformando questo grande edificio in cui abitano da qualche anno, in uno dei centri principali della cultura pop giapponese in Italia. “Attualmente ci stiamo preparando per il nuovo anno scolastico con l’allestimento di tre nuove aule e altre strutture per quegli studenti che scelgono di vivere a CasaManga mentre frequentano le nostre lezioni”, dice Caterina. “L’anno scorso abbiamo avuto più di 250 studenti ma quest’anno dovrebbero salire a 350 o 400, quindi abbiamo assolutamente bisogno di più spazio”. Caterina ha ribattezzato l’edificio CasaManga perchè all’interno della scuola si respira l’atmosfera di una grande famiglia. “Abbiamo un giardino in cui gli studenti possono mangiare e rilassarsi in estate e camere a due, tre e cinque letti per coloro che optano per fare Homestay”.
Caterina appartiene alla generazione italiana (o per meglio dire europea) cresciuta consumando quotidianamente fumetti e cartoni animati giapponesi. “Ho letto il mio primo manga all’età di 11 anni, dopo aver visto un programma televisivo in cui i fumetti giapponesi venivano ferocemente criticati perchè pieni di sesso, violenza e pedofilia”, ricorda l’artista. “Ho sempre amato disegnare fin da quando ero piccola, perciò a 12 anni ho detto a mia madre che volevo diventare una mangaka. All’inizio ha fatto fatica a capire, visto che non aveva mai sentito quella parola, ma dopo avermi ascoltato con attenzione mi ha sorpreso dicendomi: va bene, ma allora devi andare a studiare in Giappone. Quindi tanto per cominciare impariamo il giapponese! In questo modo abbiamo cominciato a prendere lezioni private a Lucca per poi volare in Giappone quando avevo 14 anni. Da allora e fino a quando non ho compiuto 20 anni ho passato le mie vacanze estive con mia madre in Giappone mentre in Italia frequentavo il liceo artistico”.
Nel 2015 Caterina ha passato nove mesi da sola in Giappone imparando la tecnica dei manga e lavorando come assistente di Mochizuki Mikiya, l’autore, recentemente scomparso, del manga poliziesco Wild 7 [inedito in Italia] e di Machine Hayabusa, conosciuto in Italia come Ken Falco. “Ho conosciuto Mochizuki grazie al mio insegnante di manga”, ricorda Caterina. “All’inizio frequentavo la Yoyogi Animation Gakuin di Tokyo. Lì ho conosciuto il mio sensei, Matsuda Ikuo, e quando lui più tardi ha aperto la Yokohama Manga Kyoshitsu io l’ho seguito. Lo stesso Matsuda aveva lavorato per Mochizuki. Un giorno ha sentito che questi cercava nuovi assistenti e così mi ha presentata a lui. Siamo andati subito d’accordo e Mochizuki mi ha chiesto se volevo aiutarlo a produrre una rubrica di cucina alla quale stava lavorando da qualche tempo. Il progetto consisteva nel visitare diversi tipi di ristorante e descrivere il posto sotto forma di manga. Il mio contributo consisteva nel disegnare una pagina in cui esprimevo le mie impressioni di straniera sul cibo, la mia vita in Giappone, ecc. Ogni fine settimana io gli mostravo i miei disegni. In questo modo abbiamo passato due o tre mesi alla ricerca del giusto approccio. A parte il lavoro, quello che più amavo era stare con lui. Era una persona brillante e molto umana. Quando l’ho conosciuto non stava già bene ma la notizia della sua morte, l’anno scorso, mi ha turbata molto”.
La Lucca Manga School è nata dal desiderio di Caterina di migliorare la propria tecnica anche quando non era in Giappone. “All’epoca avevo 17 anni e frequentavo il liceo, quindi non potevo andare a Firenze due volte alla settimana per segiire le lezioni alla Scuola Internazionale di Comics – che fra l’altro non è specializzata in manga. Così mi è venuta l’idea di organizzare dei corsi brevi nei fine settimana invitando a Lucca degli insegnanti dal Giappone. Questa formula si è dimostrata azzeccata perchè permette di frequentare sia chi studia ancora sia chi ha già un lavoro. Ancora oggi la scuola conta fra i suoi docenti alcuni insegnanti giapponesi a cominciare da Matsuda sensei, visto che i due istituti hanno instaurato un rapporto di collaborazione. ”Ogni anno cerchiamo di invitare almeno un insegnante o un mangaka professionista dal Giappone”, dice Caterina. “Quest’anno, ad esempio, Matsuba Hiro sarà nostra ospite. Ho avuto la fortuna di assistere ad una sua lezione a Yokohama e l’ho convinta a venire a Lucca. Poichè i giapponesi non parlano nè italiano nè inglese abbiamo a disposizione un interprete oppure sono io stessa a tradurre ciò che dicono perchè gli insegnanti usano spesso dei termini tecnici che solo chi è del ramo capisce”. Uno degli aspetti più interessanti della Lucca Manga School sono i suoi corsi “modulari”. Si tratta di corsi brevi di 2-3 giorni ciascuno che si tengono nel fine settimana”, spiega Caterina. “Naturalmente abbiamo anche corsi di base per i principianti ma la maggior parte di essi sono corsi tematici e ognuno può scegliere quelli che preferisce a seconda delle proprie esigenze e dei suoi interessi. Recentemente abbiamo anche organizzato un corso biennale per chi vuole fare veramente sul serio e aspira a diventare un fumettista professionista”.
Fin dalla sua nascita la scuola ha avuto un grande successo. Il rovescio della medaglia è che portare avanti la scuola richiede un impegno costante che lascia poco tempo ai fumetti di Caterina. “Comunque nonostante gli impegni sto lavorando a un progetto autobiografico per un editore giapponese. Sebbene mi piacciano tutti i tipi di fumetti, i manga rimangono i miei preferiti. Mi piace anche il modo in cui lavorano in Giappone, identificando una certa tipologia di lettori e creando una storia adatta a loro. È una vera e propria industria e prendono i fumentti seriamente. Proprio come me”.
J. D.