Washi : Un artigiano di nome Akiyama

Ospitato da anni in Italia, l’artista ci mostra un universo originale con il suo lavoro di carta.

Una delle opere di Akiyama Nobushige.

La carta giapponese (washi, come viene chiamata in Giappone) è da sempre un importante materiale al servizio della creatività di scrittori, calligrafi e pittori. Ma questa carta è così duttile che può essere usata anche per creare oggetti tridimensionali. Tutti noi, ad esempio, conosciamo l’origami ovvero l’arte di piegare la carta. Ci sono però degli artisti che vanno ben al di là di queste miniature cartacee e creano vere o proprie sculture che combinano la sperimentazione dell’arte contemporanea alla tradizionale sensibilità giapponese. Uno di questi artisti, Akiyama Nobushige, vive da molti anni in Italia dove lavora all’Istituto Giapponese di Cultura di Roma.
“Mi sono laureato in scultura all’Universita’ d’Arte e Design di Tokyo”, dice Akiyama, “nel 1985 mi sono trasferito in Italia per studiare scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma. All’inizio praticavo la scultura comunemente intesa, ma quando ho incontrato la carta giapponese sono rimasto subito affascinato dalle possibilità che offriva di realizzare sculture. Ovviamente essendo giapponese avevo già una certa conoscenza ed esperienza in fatto di washi, ma in quel momento ho sentito che la rilettura della tradizione artigiana del mio paese mi apriva una nuova via. Così sono tornato in Giappone per imparare la tecnica di produzione”.
Mentre la nostra carta viene fatta con pasta o cellulosa di legno, l’ingrediente principale della carta giapponese è la corteccia di kozo, un albero che appartiene alla famiglia dei gelsi ma è diverso da quello le cui foglie vengono usate nell’allevamento dei bachi da seta. I rami di kozo vengono raccolti verso dicembre-gennaio. Se ne strappa la corteccia che viene poi messa ad essiccare e ridotta in poltiglia attraverso una faticosa operazione di battitura e sfibratura. Quando la poltiglia è pronta viene messa in una vasca con l’acqua e la mucillagine (colla vegetale) ricavata dalla radice di una pianta. Il liquido così composto viene infine raccolto in un telaio e lavorato in modo da produrre la carta.