In cima alla collina si trova il parco Kamezuka. Durante il periodo Edo era uno dei punti migliori da cui osservare la baia di Tokyo; il suo osservatorio era stato battezzato Tsuki o Misaki (Capo della Luna), uno dei sette capi attorno a Edo, poiché era considerato un punto particolarmente adatto per ammirare la luna sopra al mare. Purtroppo, ora, raggiungendo questi famosi luoghi, ci troviamo di fronte ad un mare grigio di costruzioni di ogni tipo.
Dall’altro lato della collina si trova Mita Hachiman Jinja, un santuario fondato nel 709 all’interno delle cui mura si trova un secondo santuario, Gokô Inari Jinja. I suoi torii rossi vermiglio sono ora in metallo, ma in un angolo del santuario si possono ammirare gli originali in legno, conservati insieme a molte kitsune (statue di volpi). Secondo il Feng Shui, l’angolo sud-est del santuario è anche conosciuto con il nome di porta del demone rovesciato: un punto molto significativo per il santuario. Ecco perché i torii e le volpi venivano usate per proteggere lo spazio sacro contro i cattivi spiriti e i demoni.
Arrivati al livello della antica strada costiera, Tokaido, scopriamo un altro sito interessante, situato dietro un imponente edifico. Si tratta di una roccia con una stele ed altri sassi. Questo luogo rimanda ad una storia sanguinaria. All’inizio del XVII° secolo, lo shogunato Tokugawa si era impegnato a difendere il paese contro ogni sorta di influenza straniera, compreso il cristianesimo. I primi cattolici portoghesi arrivarono nel 1549 e ottennero un discreto numero di conversioni tra i giapponesi, che venivano incoraggiati ad adottare anche gli usi della cultura occidentale. La risposta fu molto dura: chiunque non rinunciasse alla conversione veniva perseguitato, e quindi, ucciso. Questo luogo così particolare vuole ricordare proprio l’esecuzione di cinquanta cristiani, la maggior parte missionari portoghesi e spagnoli, il 21 ottobre 1623. È ricordato in Giappone con il nome di Genwa kirishitan iseki, o massacro cristiano di Genwa. Il posto era stato scelto perché da lì si poteva facilmente vedere la strada. Pare che una grande folla si fosse riunita per assistere al supplizio di questi cinquanta cristiani arsi vivi. Le persecuzioni continuarono per altri duecento anni, obbligando i giapponesi che erano rimasti cristiani a vivere in clandestinità. Degno di nota è il fatto che un monumento così sia sopravvissuto a tutte le trasformazioni che la regione ha subito. È l’ennesimo segno della considerazione data in Giappone al rispetto, e alla paura dei morti (e i potenziali fantasmi). Statistiche alla mano, la percentuale di persone che credono ai fantasmi è nettamente superiore in Giappone piuttosto che in America o in Europa.
La strada nazionale 15 è la versione moderna della vecchia Tokaido, la più importante tra le cinque strade che collegavano Edo al resto del paese. Il punto di partenza, vicino a Nihonbashi, era costeggiato, da entrambi i lati, da negozi, ristoranti, hotels e bordelli. Insomma, tutto ciò che un viaggiatore potesse sperare di trovare. Ancora oggi è un’arteria importante, spesso trafficata. La si può percorrere fino a Kyoto, ma a piedi considerate tranquillamente un mese di cammino per raggiungere l’antica capitale imperiale. Spingendovi invece verso sud, troverete le sole vestigia rimaste della vecchia Tokaido: un pezzo di muro in pietra che faceva parte di Takanawa Ôkidom e la porta attraverso la quale i viaggiatori dovevano passare per entrare nella città.