Kurahashi, eletta dagli dei

A Kurahashi, avverto sempre la stessa emozione quando
attraversiamo la montagna e contempliamo la cittadina dai tetti blu, con le isole
all’orizzonte. / Angeles Marin Cabello per ZOOM Giappone

Spesso utilizzata come set cinematografico, la piccola isola è un paradiso da cui non si vorrebbe mai partire.

Chi non ha mai sognato di andare a vivere su un’isola? Ebbene, nel mare Interiore giapponese, questo sogno può diventare ancora realtà. Questo mare ospita un autentico labirinto di isole. Se alcune non sono altro che un lembo di roccia frastagliata, altre sanno restituire l’atmosfera affascinante dell’autentico Giappone rurale.
La vita si svolge a un ritmo diverso rispetto al resto del Paese. Il tempo rallenta, così come il traffico. “Amo questi posti perché sono così calmi..” mi ha confidato un giorno una delle mie ex-studenti. “ La notte si fanno sentire solo i grilli. Il luogo poi, è fra i più sicuri del Giappone: usciamo spesso senza chiudere la porta a chiave. “
La giovane parlava di Kurahashi, un’isola situata di fronte alla città portuale di Kure, nella prefettura di Hiroshima. Soltanto un canale largo 90 metri conosciuto sotto il nome di “distretto Ondo” separa la frenetica città da questa magnifica isola. Ogni volta che attraverso il ponte ho l’impressione di penetrare in un altro mondo.
Appena giungete al lato opposto del distretto, il ritmo dell’isola prende il sopravvento. Vi ritroverete cosi in un regno di piantagioni di agrumi e risaie strette tra i rilievi delle montagne. Le foreste arrivano fino in riva al mare. Quando giunge la sera, i cinghiali si fanno vivi. Alcune bancarelle di frutta senza venditori si trovano lungo la strada, a intervalli regolari. E’ sufficiente lasciare qualche moneta e servirsi. Dopo la chiusura del cantiere navale, gli agrumi – i mandarini in particolare – rappresentano la principale risorsa dell’isola.
Kurahashi è la seconda isola più grande nell’arcipelago delle Geiyo, situato nel mare Interiore occidentale tra le prefetture di Hiroshima e di Ehime. Con una superficie di 69 km2, è due volte più estesa della vicina isola di Miyajima, Nel passato, l’isola era celebre per il suo cantiere navale. A partire dal regno dell’imperatrice Suiko (554-628), gli isolani hanno iniziato a fabbricare le imbarcazioni che trasportavano gli emissari giapponesi in Cina e nel resto del mondo.
Ma la vera ragione per cui mia moglie Angeles ed io torniamo a Kurahashi è la spiaggia di
Katsuragahama. Tutti abbiamo nel cuore il ricordo di una serie di belle spiagge ammirate nel corso dei nostri viaggi, vero? Questa possiede una dimensione storica e sacra. Si trova a sud dell’isola. La sua bellezza venne celebrata nell’VIII secolo nel Man’yoshu, la più antica antologia conosciuta di poesia giapponese. In quest’opera un poeta anonimo ha scritto: “Se soltanto la mia vita avesse la grazia e gli innumerevoli anni di questa pineta sull’isola Nagato…” (Nagato è l’antico nome di Kurahashi.)
Poco importa il numero di volte in cui siamo venuti qui, avverto sempre la stessa emozione quando attraversiamo la montagna e contempliamo la cittadina dai tetti blu con lo sfondo di isole che si stendono nella nebbia, sul mare illuminato dai raggi solari.
Come dice la poesia, esiste ancora quella “piccola pineta” tra la strada e la spiaggia. La leggenda ci narra che ci sono qui 500 pini. Un altro poeta scrisse: “consacrerò la mia vita ai pini della costa di Nagato. Mi chiedo quante generazioni siano state necessarie per farne un’entità divina”. Là dove i pini si confondono con la spiaggia, un immenso torii in pietra compare sulla sabbia bianca. Per coloro che, nei tempi antichi, approdavano qui, il messaggio era chiaro: qui vivono gli dei.
Se oggi possiamo ammirare una realtà bucolica, durante l’VIII secolo, Katsuragahama fu il centro nevralgico di un intenso traffico marittimo. Da qui gli emissari giapponesi presero la rotta per Shiragi, in Corea, nel 736. Questo evento permise a Kurahashi di essere citata una seconda volta nel Man’yôshû. Ed è anche la ragione per cui, nel 1944, il governo prefettorale di Hiroshima la designò come sito di interesse storico.
Storia a parte, il panorama da solo vale il viaggio, con le sue montagne ricoperte di dense foreste che scendono verso il mare su ognuna delle due estremità di Ka¬tsuragahama, racchiudendo la spiaggia in un’intima baia a mezzaluna.
Nelle acque sognanti del mare Interiore, le innumerevoli isole delle prefetture di Ehime, di Hiroshima e di Yamaguchi vanno e vengono nella nebbia mutevole come una flotta di galeoni fantasma. Se venite a metà settimana è facile trovare un posto all’ombra sotto i pini ed ascoltare il canto delle cicale.
Kurahashi non costruisce più navi, ma i suoi legami col mare perdurano. In fondo alla spiaggia troverete il museo di storia della costruzione navale di Nagato. Davanti all’edificio è stata eretta una replica a grandezza naturale dell’imbarcazione utilizzata per il trasporto degli inviati giapponesi in Cina durante la dinastia Tang (618-907). Somiglia a un palazzo galleggiante, con i suoi alberi arancio vivo e la sua linea particolare.
Un altro accenno al patrimonio marittimo dell’isola si trova lungo la strada dietro la spiaggia. Lì, tre barche decorate sono ormeggiate in un piccolo riparo di legno per imbarcazioni. Durante la serata del 17 luglio le tre barche escono in mare per il festival di Kangensai a Miyajima. Qui dovranno rimorchiare il Goza-bune, la barca sacra e illuminata, sulla quale alcuni musicisti suonano una musica di corte, il Gagaku. Questo festival risale all’era Heian (794-1185) ed è una delle celebrazioni più importanti di Miyajima.
Rilassandovi sulla spiaggia noterete probabilmente in lontananza il ponte di Kashima, risplendente sotto il sole, alla punta sud dell’isola. Se, come me, trovate che i ponti marittimi giapponesi siano irresistibili, fateci un giro prima di lasciare Kurahashi. Incrocerete poche vetture, ma è necessario in ogni caso guidare prudentemente poiché gli anziani del villaggio hanno per abitudine quella di mettere le sedie sulla strada per chiacchierare la sera, rallegrandosi per la brezza leggera.
Al crepuscolo, le luci del ponte deserto di Kashima si riflettono sull’acqua come fuochi d’artificio nella notte. Dall’altra parte del ponte si trova l’isoletta di Kashima. Potrete incontrarvici magari qualche giovane intento a pescare, seduto sul molo di cemento, ma perlopiù, il villaggio pare vuoto. Il solo rumore è lo stridore delle boe da ormeggio in polistirolo che sfregano contro gli scafi di legno dei pescherecci, stretti nel piccolo porto. Al ritorno, potrete così raccontare che effetto fa visitare un paese così sovrappopolato!
Steve John Powell

La bellezza dell’isola è celebrata fin dall’ VIII secolo. / Angeles Marin Cabello per ZOOM Giappone

Per arrivare
In partenza dalla stazione di Tokyo, prendete lo shinkansen fino a Hiroshima. Da lì, la linea Kure fino alla stazione di Kure (circa mezz’ora). Gli autobus della linea Kure-Kurahashi si trovano davanti alla stazione, piattaforma 3. Scendete a Katsuragahama-Onsen-kan.