SOCIETÀ : Hafu, l’altro Giappone

“Certe persone preferiscono essere definite “doppio” o “misto”. Personalmente, non mi sono mai sentito insultato dal termine hafu”. Nel XIX secolo si parlava di ainoko (ibrido), “ma anche di zasshu, termine ugualmente impiegato per gli animali…”
La mediatizzazione degli hafu, l’indomani della guerra, “nascondeva una terribile realtà” ricorda Edward. “In Giappone, nessuno voleva questi bambini, spesso non riconosciuti dal padre straniero, o frutto di matrimoni forzati o violenze sessuali, e finivano sovente negli orfanotrofi, o in situazioni anche peggiori…A Negishi, il cimitero degli stranieri di Yokohama, vi è un settore dove sono sepolti circa 800 bambini hafu. Esiste un monumento, ma la spiegazione in giapponese e in inglese è stata cancellata…”

Miyazaki Tetsurô, ideatore del progetto Hâfu2Hâfu. ©Robert Stark

Secondo il Ministero della Salute, 1 bambino su 49, nato in Giappone, è oggi figlio di coppie miste. Una cifra letteralmente esplosa in quindici anni.
I non giapponesi residenti sono oggi più di due milioni contro 342.000 agli inizi degli anni 2000, ossia il 2% della popolazione del paese. Questo aumento corrisponde naturalmente al numero di unioni tra giapponesi e stranieri, quantificate in più di 30.000 l’anno (4000 nel 1960). Nella grande maggioranza dei casi, i residenti stranieri in Giappone sono cinesi, coreani, ma anche americani ed europei, e vivono a Tokyo o a Osaka.
Quella domenica, Edward ha invitato diverse persone a testimoniare, fra le quali Yano David, di origini giapponesi e ghanesi, cresciuto in un orfanotrofio, e Nakagawa Marie, modella e prima donna di colore ad essere accettata alla celebre sfilata delle Tokyo girls. “Gli hafu dalla pelle nera sono certamente quelli che subiscono più vessazioni e umiliazioni. Quando era piccola, Marie venne ustionata da alcuni compagni di classe che volevano schiarire la sua pelle” spiega Edward. “Dovettero ricoverarla in ospedale”.
Secondo i trascorsi familiari e le origini, le testimonianze variano enormemente da un soggetto all’altro. Nato da padre giapponese e madre belga, Miyazaki Tetsurô vive in Olanda. Da sempre, è “affascinato” dalla sua “metà” giapponese. “Mio padre, oggi deceduto, era originario di Saga, sull’isola di Kyushu. A casa, si parlava giapponese con lui, olandese o fiammingo con nostra madre e tra di loro, i miei genitori parlavano francese”.