Gastronomia e simpatia
Alcuni yatai hanno una splendida reputazione. Non è raro dover fare la coda prima di trovare posto su uno sgabello per gustare, sotto una tenda, i famosi e deliziosi « hakata ramen ».
Dopo la chiusura degli uffici, in mezzo agli impressionanti grattacieli, i venditori ambulanti cominciano a installare le bancarelle, yatai, dove vengono a caccia di delizie sia gli impiegati appena usciti dal lavoro, sia i turisti. Nel corso della notte si può mangiare degli hakata ramen, sottili spaghetti in brodo a base di maiale, oppure degli oden (zuppe di carne e verdure) o ancora degli yakitori (spiedini di pollo), pizza, tempura. Visto che ogni yatai ha il suo stile e il suo proprio menu, è interessante provarne due o tre.
Per i più audaci, basterà trovare l’indirizzo in voga del momento. Ci si può divertire passeggiando tra le viuzze di Tenjin fino al quartiere di Hakata per scovare l’indirizzo ideale fra i numerosi pub e ristorantini, dai più classici ai più creativi e fusion. Si può provare un grill di ostriche, gustare del wagyu (bue giapponese) in tutte le sue forme, o ancora spaventarsi un po’ con il fugu (pesce palla) in uno dei numerosi ristoranti specializzati (il pesce palla contiene una vescica di veleno. Se il cuoco la incide per sbaglio, il pesce può diventare letale, ndt). Si possono poi scoprire mille nuovi generi di locali: pub per adepti del food design, una « Wine and patisserie », grigliate coreane o messicane, persino una curiosa e misteriosa « tripetoria » che vorrebbe fare l’occhiolino al Bel Paese. Numerosissime drogherie e vinerie testimoniano della curiosità e dell’interesse verso la gastronomia degli abitanti di Fukuoka.
Ma torniamo alla base della cucina nipponica: prendiamo posto al bancone di un ristorante di udon per assistere allo spettacolo: impasto, taglio e cottura di questo tipo di pasta spessa, che prende forma sotto i vostri occhi! La caratteristica degli hakata udon è la sua particolare consistenza. Caldo o freddo, col ragù o semplicemente bollito, questo piatto di pasta dall’aroma delicato si propone in mille versioni.
La direzione è quella del tempio di Joten-ji, poco distante dalla stazione di Hakata, per scoprire l’origine degli udon, dei soba (pasta di grano saraceno) e dei manju (dolci cotti al vapore). È qui che Enni, il monaco fondatore del tempio, al suo ritorno dalla Cina, ha introdotto le competenze cinesi per ottenere della buona farina di grano. Questo testimonia di come Fukuoka sia da sempre aperta al mondo eurasiatico. Le sue specialità locali non finiscono qui. È anche la città del motsunabe, una zuppa di trippa accompagnata dal cavolo e dal nira (sorta di cipollina cinese), cotta con aglio e pepe. Questo piatto è diventato comune anche oltre i confini della città e lo si ritrova nei menu di numerosi ristoranti nell’intero arcipelago. Bisogna poi parlare del mizutaki, ragù di pollo alle verdure da gustare con il ponzu, salsa acidula ottenuta da un mix di succo di agrumi e salsa di soja. Fukuoka è anche la città d’origine del karashimentaiko, uova di merluzzo marinate al peperoncino; si è soliti mangiarle accompagnate da riso. Non dimentichiamo infine l’Amaou: la fragola per eccellenza di tutto l’arcipelago.
Ogni quartiere ha un carattere particolare e offre diverse possibilità per trascorrere
la vostra giornata, scoprendo nuovi sapori ad ogni angolo di strada.
Essendo una città di mare, è senza dubbio al bancone di un sushiya-san (ristorante di sushi) che bisogna prender posto. Questa città portuale propone una nutrita gamma di ristoranti, dal kaitenzushi (dove il sushi scorre su un nastro che ruota sul bancone) per piccoli budget ai più lussuosi che necessitano di una prenotazione e dove uno chef esperto si occuperà della vostra cena. Per meno di dieci persone in un ambiente raffinato e gioviale al tempo stesso, e per circa 10000 yen, vi saranno proposti pesce e frutti di mare appena pescati, cucinati secondo lo stile dello chef.
L’esperienza rimane informale e esattamente come negli yatai installati sul marciapiede, le conversazioni si intrecciano facilmente, e i bicchieri di shochu abbondano. Questa acquavite della regione di Kyushu, distillata a base di patata dolce, o grano, o altro, è preferita al saké per accompagnare la fine del pasto. Specialité oblige, l’ampia scelta di tipi di distillazione e di maniere di consumarla non invitano certo alla moderazione…