Faccende di paura

Il Giappone vanta una lunga tradizione di storie che vedono protagonisti fantasmi e altri mostri.

Suma Urabe Suetake incontra un fantasma. Stampa di Tsukioka Yoshitoshi, 1865. / DR

Halloween è quel periodo dell’anno in cui, in alcuni paesi, l’occulto, il macabro e lo humor si incontrano per dare il via ad una sorta di carnevale mortifero, ma fondamentalmente dedicato ai bambini; infatti, nonostante la presenza di immagini legate all’universo della morte e dei mostri, questa festa conserva una dimensione ludica. È sufficiente pensare alla piega commerciale che ha assunto, per capire a che punto questo appuntamento annuale sia diventato una grande fiera. Solo recentemente la festa di Halloween è arrivata in Giappone, nonostante il paese sia sempre e comunque rimasto aperto alle tradizioni culturali e religiose arrivate dall’estero. Le nuove generazioni pare vi abbiano colto un’ulteriore occasione per divertirsi in maniera fantasmagorica; forse Halloween ricorda il cosplay, che non si limita solo ai costumi ispirati al mondo degli anime e dei videogiochi, ma si estende anche a quello dei ninja, dei samurai e della cultura tradizionale.
Bisogna specificare che i giapponesi, per secoli, hanno preso molto sul serio i loro mostri e i loro fantasmi, come lo dimostra la lunga storia della finzione soprannaturale e paurosa. Durante il periodo Edo (1603-1868), per esempio, esisteva un gioco popolare tra i samurai, chiamato Hyakumonogatari Kaidankai (piccolo concentrato di cento storie soprannaturali). I giocatori si riunivano di notte in una stanza e, dopo aver accesso centinaia di candele, si raccontavano a turno delle storie di paura. Alla fine di ognuna, una candela veniva spenta, la stanza diventava così poco a poco più buia, regalando ai partecipanti una dose supplementare di brividi mano mano che il tempo passava. Si diceva che quando la stanza sarebbe rimasta completamente al buio, un fantasma avrebbe fatto la sua apparizione, stregando il luogo. Secondo Edward Lipsett, un americano trasferitosi a Fukuoka, che dal 2002 ha pubblicato diverse opere di questo tipo presso Kurodahan Press, le Kaidan (racconti fantastici) e i kaiki shôsetsu (finzioni fantastiche) sono apparsi come genere letterario a metà del XVII° secolo e si sono imposti al pubblico grazie a numerosi adattamenti teatrali e cinematografici. Nel 1953, il regista Mizoguchi Kenji, ha girato uno dei pilastri del cinema giapponese, I racconti della luna pallida d’agosto (Ugetsu monogatari) basandosi sull’opera di Ueda Akinari.