Nei dintorni della stazione di Shirokane-Takanawa, a Tokyo, vi sono diversi luoghi nei quali i fantasmi amano gironzolare.
Ad oggi il quartiere di Minato è noto per accogliere alcuni tra i luoghi più alla moda di Tokyo, quali Odaiba o Roppongi. Questo distretto ha avuto un ruolo importante nella storia della città, anzi, dell’intero paese, ma, ancora più significativi per noi, sono i quartieri più a sud, in particolare Mita e Takanawa, a lungo protagonisti di sangue e mistero.
Prendiamo la metro fino alla stazione di Shirokane-Takanawa e, dopo cinque minuti di cammino, arriviamo ai piedi di una collina, dove si trova un piccolo cartello di legno che delimita l’inizio di Yûrei-zaka, Collina dei fantasmi. Da almeno due secoli porta questo nome. Ai due lati della strada ci sono diversi templi; tutti con tutti un cimitero annesso. Ecco perché si dice che questo luogo sia propizio all’incontro dei fantasmi e dei hitodama. Gli hitodama, letteralmente “anime umane”, sono delle bolle che si formano dall’anime della persona morta, nel momento in cui questa si separa dal corpo. A causa anche dei terribili disastri che hanno afflitto Tokyo quando ancora si chiamava Edo, pare che dei fantasmi siano stati avvistati in tutta la città. Per molti abitanti della zona, questi luoghi sono così spaventosi che i templi che costeggiano la collina possiedono varie porte, e persino i monaci utilizzano delle vie alternative per evitare la Yûrei-zaka dopo il tramonto.
Dopo circa cento metri, sulla destra, possiamo scorgere una piccola alcova in legno rosso, accanto all’entrata del tempio, al cui interno si trova Kesho Jizoson, il Buddha del trucco bianco. Si tratta di un jizo o bodhisattva che si prende cura dei bambini e dei viaggiatori. Nel XVII secolo la statua è stata fatta cadere mentre veniva trasferita da un altro tempio a nord di Edo. I monaci del nuovo tempio ne hanno riparato il volto deturpato con un fondo tinta bianco, dando così vita a una nuova tradizione. Infatti, nella speranza di veder esaudite le loro richieste, le persone che vengono, usano un pennello, poggiato davanti al Buddha, per cospargergli del talco bianco sul viso e renderlo così più attraente. Accanto alla statua, vi sono altri numerosi prodotti di maquillage, insieme ad un diario sul quale le persone possono esprimere i loro desideri, come “vorrei un naso più bello” o “per favore, liberami dall’acne”.
Dopo il periodo Edo, questo buddha è stato venerato da geishe e cortigiane. Questa zona anticamente era piena di case da tè e bordelli (uno di essi è anche stato rappresentato dal celebre artista Hiroshige), sia perché si trovava vicino a Tokaido (la strada che collegava Kyoto a Edo), sia perché i monaci locali di Zôjô-ji ne erano i migliori clienti. In Giappone, i monaci hanno la reputazione di essere piuttosto dediti ai piaceri carnali.