Se nei prossimi 15 anni il 30 % delle case sarà abbandonato, molti hanno scelto di preservare le vecchie dimore.
“Quando viaggiai in Europa mi resi conto di una cosa: laggiù prevale naturalmente il desiderio di preservare il patrimonio e in generale, gli oggetti del passato”, ricorda Iida Keiichi, 37 anni. “Ci si sente così responsabili delle testimonianze di un’epoca racchiusa in un oggetto, della storia che verrà in questo modo trasmessa alle generazioni future. In Giappone, abbiamo perso questa cultura, ce ne siamo dimenticati, soprattutto a Tokyo, dove la tendenza è ancora più flagrante nel campo dell’architettura: quando l’edificio è vecchio, non ci si sta a riflettere su, si distrugge tutto per costruire un edificio nuovo. Si sostituisce qualcosa di antico con un oggetto moderno, più pratico, più confortevole. Nella capitale, non si conserva, non si ripara nulla, si butta via.”
Il tempo è radioso a casa di Iida Keiichi. Tre anni fa, questo architetto ha scelto di rinnovare la casa di famiglia, ricca di più di 200 anni di storia, fino a quel momento lasciata all’abbandono. Ha avuto il desiderio di ridare vita e rendere utile questo luogo dove suo padre è cresciuto. Quando si osserva l’architettura di questa casa nei particolari, si vede che ci sono gli elementi tipici delle dimore dei samurai di un tempo. “Ho tenuto conto di tutto questo nel mio progetto di restauro: l’idea è stata quella di far rivivere questa dimora incredibile, ridando un senso allo scopo iniziale della sua costruzione e portando al tempo stesso un po’ di modernità, ad esempio, dotandola di sanitari” .