La pubblicazione nell’aprile del 1968 nelle colonne del giornale di una raccolta di 23 articoli intitolata “La chiamano la malattia di Minamata” (Minamatabyo to yobu) ha rappresentato un punto di svolta, permettendo di inquadrare le varie responsabilità, ma anche di ridare alle vittime il diritto ad esistere, in un paese in cui le discriminazioni hanno gioco facile se non si viene considerati al pari degli altri. Alla stregua delle vittime dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki gli abitanti di Minamata divennero degli emarginati quando cominciarono a soffrire di terribili mali. Araki Masahiro parla oggi di una “missione” (shimei) del giornale nei confronti di una popolazione che si stava per ignorare: “Non si poteva girare la pagina così facilmente e poi la questione non è ancora oggi completamente risolta”, ci spiega. L’attuale direttore di redazione sa che la vicenda ha contribuito a far meritare al giornale i suoi blasoni di trasparenza e professionalità e che quindi il livello preteso dai lettori è particolarmente alto. “C’è ancora molto da fare”, aggiunge senza mostrare alcun segno di stanchezza, ricordando proprio il ruolo originale del quotidiano regionale rispetto ai giornali nazionali; “Noi diamo un’altra prospettiva alle questioni globali, per esempio nel caso del TPP (Partenariato TransPacifico) e abbiamo analizzato il trattato dal punto di vista locale, chiedendoci quali sarebbero state le conseguenze per la nostra prefettura. Questo ci distingue dalle grandi testate nazionali: difendiamo un approccio locale all’attualità. Il mio lavoro, come quello di tutti i responsabili del giornale, è di trovare le notizie più pertinenti e utili per i nostri lettori. Nella gerarchia quindi è spesso il locale a trionfare sul resto.”
La dedizione nel difendere l’interesse dei lettori e la preoccupazione nel voler sempre fornire informazioni dal significativo valore aggiunto hanno permesso al giornale di mantenere una diffusione costante di più di 290.000 copie per l’edizione del mattino e di conquistare la fetta maggiore (69%) del mercato di Kumamoto, ben oltre i grandi quotidiani nazionali, come il Yomiuri Shimbun (11,6%) o l’Asahi Shimbun (7,2%). A questi dati si devono aggiungere le 45.591 copie vendute dell’edizione serale, quasi tutte consegnate a domicilio, come quelle del mattino. In altri termini, quasi la metà delle famiglie della prefettura è abbonata al Kumanichi. Araki Masahiro si rallegra della fiducia degli abitanti di Kumamoto verso il giornale “ci siamo imposti il dovere di informare sempre meglio e ne stiamo raccogliendo i frutti”, ci spiega con un sorriso. L’impresa ha anche investito per dotarsi nell’edificio vicino a quello della redazione, di una moderna tipografia, che viene a volte affittata ad altre pubblicazioni, nelle ore in cui non si stampano le due edizioni del giornale. I suoi proprietari si sono anche preoccupati di modernizzare il quotidiano per continuare a renderlo competitivo. Possiamo ritrovare i passaggi della sua evoluzione proprio nel museo, spesso visitato dagli studenti della regione, che entrano così a contatto con un mondo da cui sembrano sempre più lontani: quello della stampa cartacea. La direzione del Kumamoto Nichinichi Shimbun è però molto sensibile a questa tendenza e si è dotato di un sito internet (https://kumanichi.com) che dovrebbe evolversi nei prossimi mesi, fino a dare la possibilità agli abbonati di leggere il giornale interamente online. Il 17 dicembre è stata inoltre lanciata la piattaforma Cross Kumamoto (https://crosskumamoto.jp), con lo scopo di valorizzare la regione tanto per i suoi abitanti quanto per i numerosi visitatori.
La prefettura di Kumamoto ne ha bisogno più che mai per riprendersi dal terribile sisma che l’ha colpita il 14 aprile 2016. Il terremoto, di magnitudo 7,3 sulla scala Ritcher e 7 sulla scala giapponese, che conta 10 livelli, ha colpito a fondo la regione e provocato numerosi danni, anche al castello di Kumamoto, simbolo ed orgoglio dell’intera prefettura. La potenza del sisma è ben visibile all’interno del museo stesso, dove il terremoto ha rovesciato i pesanti cassetti di legno che contenevano i caratteri di piombo, una volta usati per la stampa. “Abbiamo deciso di lasciarli così, perché i visitatori comprendano lo shock”, spiega Matsushita Jun’ichiro, direttore del luogo. Araki Masahiro come direttore responsabile sa bene che questa calamità naturale rappresenta una sfida per il giornale e la redazione, “Davanti a un evento del genere, dobbiamo davvero dare il meglio per offrire ai nostri lettori tutte le informazioni necessarie per riprendersi e seguire il processo di ricostruzione senza sentirsi isolati”, ci assicura e ritorna al periodo in cui il giornale si occupava di Minamata, con la stesso obiettivo: non vuole mai che la popolazione venga ignorata e dimenticata. Infatti “Ci sono ancora 30.000 persone senza una casa”, ci ricorda e nel mentre pensa anche al futuro del giornale, che non vede “oscuro” proprio grazie a quel legame speciale con la popolazione, per cui ci saranno sempre lettori disposti a seguirlo.
Gabriel Bernard