Scoperta : Fabre, una passione giapponese

Il Museo di Sendagi propone ai visitatori di scoprire il percorso dell’entomologo. / Jérémie Souteyrat per Zoom Giappone

Nel 1915, Fabre si spegne all’età di 91 anni, nella sua proprietà nel Vaucluse, che aveva chiamato Harmas (“terreno arido” in provenzale). Questa dimora rosa, classificata come monumento storico, ospita oggi il museo dedicato al naturalista. Soltanto sette anni dopo la scomparsa dell’entomologo, Osugi Sakae, militante anarchico e traduttore di Darwin, pubblica la prima traduzione giapponese dei Ricordi entomologici. Il libro conosce un discreto successo. “Durante l’epoca Taisho (1912 – 1926), i giornali parlavano già di lui come di un personaggio molto famoso”, spiega Okumoto Daizaburo, traduttore e autore di diverse opere – saggi e biografie – su Fabre.
Perché i giapponesi amano così tanto l’entomologo?
“Perché ci sono moltissimi insetti in Giappone e perché i giapponesi li amano molto”, afferma semplicemente. “Bisogna ricordarsi che i giapponesi scrivevano già poemi sui canti dei grilli nel X secolo. Nella pittura, gli europei non li disegnavano mai! Se invece si osserva da vicino, ad esempio, Fusokazu, quadro di Sakai Hoitsu (1761-1829), si può notare una cavalletta che lecca una goccia d’acqua”, prosegue Okumoto.
Questo amore dei giapponesi per gli insetti è tuttora molto forte. Soprattutto in estate i supermercati vendono una specie di scarabeo-rinoceronte chiamato kabutomushi. I bambini se li contendono e li vogliono come animali da compagnia, alcuni tentano persino di farli riprodurre. Nell’arcipelago non è raro vedere, su un sentiero di montagna, dei bambini o degli adulti con lo sguardo rivolto agli alberi e un retino tra le mani, intenti a inseguire una farfalla o una libellula.
Per Emile Laguna, professore di scienze naturali e presidente dell’associazione dei Compagnons de l’Harmas, in continuo contatto e scambio coi fabrinisti nipponici, è stata anche la filosofia dell’entomologo a sedurre i giapponesi.
“Contrariamente alla gran parte dei suoi contemporanei, Fabre non considerava l’uomo al di sopra di tutte le specie. Riteneva che facesse semplicemente parte integrante della natura”. Questo spirito così singolare e così insolito per un francese di quell’epoca, piace molto ai giapponesi poiché “ritrovano un’attitudine verso la natura molto simile a quella adottata nella loro cultura e nella loro religione”, assicura Emile Laguna.

Okumoto Daizaburo, traduttore dell’opera dell’entomolgo, davanti al Museo Fabre a Sendagi, Tokyo. / Jérémie Souteyrat per Zoom Giappone

Apprezzate per la loro qualità scientifica e letteraria, le opere di Fabre si sono dunque costruite una reputazione molto solida nel Paese del Sol Levante. “Per noi, è un grande classico”, giudica Tanaka Isao, responsabile presso una casa editrice che ha appena pubblicato una nuova edizione dei Ricordi entomologici adattata per il giovane pubblico. “Sono libri scientifici, ma si leggono come un romanzo. Sono quindi in grado di piacere a persone che normalmente non si interessano agli insetti”, continua. Un contrasto sorprendente con la Francia, dove la notorietà del naturalista, soprannominato da Victor Hugo “l’Omero degli insetti”, si è affievolita fino a sparire nel corso degli anni.
“Fabre non proveniva dal ciclo di studi classico universitario e ha sempre sofferto della mancanza di riconoscimenti ufficiali da parte della comunità scientifica francese”, si rammarica Emile Laguna.